{"video":[{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":34,"end":969},"spot":null,"idx":0,"id":"vd-0","videoId":0},{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":107,"end":968},"spot":null,"idx":1,"id":"vd-1","videoId":1},{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":406,"end":967},"spot":null,"idx":2,"id":"vd-2","videoId":2}],"contents":[{"id":"wk-0","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":183,"end":213},"art":"Erinaceinae","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n<p>Gli <b>Erinaceini</b> (<i>Erinaceinae</i>, Fischer 1817), comunemente noti come 'ricci', sono una sottofamiglia della famiglia degli Erinaceidi.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1200\nCPU time usage: 0.560 seconds\nReal time usage: 0.603 seconds\nPreprocessor visited node count: 4360/1000000\nPreprocessor generated node count: 17266/1500000\nPost‐expand include size: 9203/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2396/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 4/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Erinaceinae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Erinaceinae"},{"id":"wk-1","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":222,"end":252},"art":"Hystrix cristata","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n<p>L'<b>istrice</b> (<i>Hystrix cristata</i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Linnaeus, 1758</span>) è un mammifero roditore della famiglia degli Istricidi. L'istrice (sostantivo maschile, talvolta femminile) viene spesso indicato con il nome comune di <b>porcospino</b>; esiste però un uso improprio e colloquiale di questo nome per designare il riccio.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1190\nCPU time usage: 0.204 seconds\nReal time usage: 0.248 seconds\nPreprocessor visited node count: 506/1000000\nPreprocessor generated node count: 6318/1500000\nPost‐expand include size: 7362/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1475/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Hystrix cristata\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Hystrix cristata"},{"id":"wk-2","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":289.2,"end":319.2},"art":"Fotosintesi clorofilliana","lang":"it","wiki":"<div>\n\n<p>La <b>fotosintesi clorofilliana</b> (dal greco φώτο- <i>[foto-]</i>, \"luce\", e σύνθεσις <i>[synthesis]</i>, \"costruzione, assemblaggio\") è un processo chimico grazie al quale le piante verdi e altri organismi producono sostanze organiche – principalmente carboidrati – a partire dall'anidride carbonica atmosferica e dall’acqua metabolica, in presenza di luce solare. La serie di reazioni chimiche che costituiscono la fotosintesi rientra tra i processi anabolici (di sintesi) dei carboidrati ed è del tutto opposta ai processi inversi di catabolismo (ossidazione).</p>\n<p>Durante la fotosintesi, con la mediazione della clorofilla, la luce solare permette di convertire sei molecole di CO<sub>2</sub> e sei molecole d'H<sub>2</sub>O in una molecola di glucosio (C<sub>6</sub>H<sub>12</sub>O<sub>6</sub>), zucchero fondamentale per la vita della pianta. Come sottoprodotto della reazione si producono sei molecole di ossigeno, che la pianta libera nell'atmosfera attraverso gli stomi che si trovano nella foglia (piccoli buchi).</p>\n<p>La fotosintesi clorofilliana è il processo di produzione primaria di composti organici da sostanze inorganiche nettamente dominante sulla Terra e, probabilmente, <span title=\"Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.\" style=\"background:#ffeaea; color:#444444\">rappresenta la prima forma di processo anabolico sviluppato dagli organismi viventi</span>. Inoltre la fotosintesi è l'unico processo biologicamente importante in grado di raccogliere l'energia solare, da cui, fondamentalmente, dipende la vita sulla Terra.</p>\n<p>La quantità di energia solare catturata dalla fotosintesi è immensa, dell'ordine dei 100 terawatt, che è circa sei volte quanto consuma attualmente la civiltà umana. Oltre che dell'energia, la fotosintesi è anche la fonte di carbonio dei composti organici degli organismi viventi. La fotosintesi trasforma circa <span style=\"white-space:nowrap; display:inline-block\">115 ×<small> </small>10<small> </small></span> chilogrammi di carbonio atmosferico in biomassa ogni anno.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1196\nCPU time usage: 0.140 seconds\nReal time usage: 0.172 seconds\nPreprocessor visited node count: 181/1000000\nPreprocessor generated node count: 2684/1500000\nPost‐expand include size: 3594/2048000 bytes\nTemplate argument size: 548/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 13/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Fotosintesi clorofilliana\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Fotosintesi clorofilliana"},{"id":"wk-3","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":350.1,"end":380.1},"art":"Eliomys quercinus","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>quercino</b> (<i>Eliomys quercinus</i> Linnaeus, 1766) è un roditore della famiglia dei Gliridae che vive prevalentemente in Europa.<br></p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1195\nCPU time usage: 0.168 seconds\nReal time usage: 0.198 seconds\nPreprocessor visited node count: 468/1000000\nPreprocessor generated node count: 6109/1500000\nPost‐expand include size: 6021/2048000 bytes\nTemplate argument size: 949/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Eliomys quercinus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Eliomys quercinus"},{"id":"wk-4","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":495.7,"end":525.7},"art":"Felis silvestris","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>gatto selvatico</b> (<i><b>Felis silvestris</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Schreber, 1777</span>) è un piccolo felino, suddiviso in varie sottospecie, che occupa un areale vastissimo, comprendente gran parte di Africa, Europa e Asia sud-occidentale e centrale, fino a India, Cina e Mongolia. È un cacciatore di piccoli mammiferi, uccelli e altre creature di piccole dimensioni. Tra le sue sottospecie viene talvolta incluso anche il cosmopolita gatto domestico (con il nome scientifico <i>F. s. catus</i>), che è stato introdotto in ogni continente e su molte delle isole più grandi del mondo, ove è tornato allo stato selvatico in molte zone.</p>\n<p>Nel suo areale originario il gatto selvatico si è adattato a una vasta gamma di habitat, come savane, foreste aperte e steppe.</p>\n<p>Prove genetiche, morfologiche e archeologiche indicano che il gatto domestico sia stato addomesticato a partire dal gatto selvatico africano, probabilmente 9000-10.000 anni fa, nella Mezzaluna Fertile (Vicino Oriente), in coincidenza con la nascita dell'agricoltura e del bisogno di proteggere i raccolti dai roditori granivori.</p>\n<p>Il parente più stretto del gatto selvatico è il gatto delle sabbie (<i>Felis margarita</i>).<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1126\nCPU time usage: 0.268 seconds\nReal time usage: 0.306 seconds\nPreprocessor visited node count: 472/1000000\nPreprocessor generated node count: 6101/1500000\nPost‐expand include size: 6243/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1018/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Felis silvestris\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Felis silvestris"},{"id":"wk-5","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":562.9,"end":592.9},"art":"Panthera leo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n<p>Il <b>leone</b> (<i><b>Panthera leo</b></i>, <span style=\"font-variant: small-caps\">Linnaeus 1758</span>) è un carnivoro della famiglia dei Felidi. Dopo la tigre, è il più grande dei cinque grandi felini del genere <i>Panthera</i>, con alcuni maschi la cui massa corporea supera i 250 kg. Il suo areale è nel 2011 ridotto quasi esclusivamente all'Africa subsahariana; il continuo impoverimento del suo habitat naturale e il protrarsi della caccia di frodo ai suoi danni ne fanno una specie vulnerabile secondo la IUCN. Questa definizione è giustificata da un declino stimato tra il 30 ed il 50% nella zona africana nei vent'anni precedenti.</p>\n<p>Una popolazione di dimensioni assai ridotte sopravvive nel Gir Forest National Park in India, mentre gli esemplari che abitavano il Nordafrica ed il Medio Oriente sono scomparsi da molti secoli. Sino al Pleistocene, circa diecimila anni fa, il leone era il secondo grande mammifero più diffuso dopo l'uomo. A quei tempi si trovavano leoni in gran parte dell'Eurasia e dell'Africa, e addirittura in America del Nord, dallo Yukon al Perù.</p>\n<p>In virtù delle dimensioni e delle abitudini, questo felino non può essere allevato al di fuori di aree protette e parchi naturali o zoologici. Celebre l'esempio della leonessa Elsa, restituita all'habitat naturale dopo aver vissuto per alcuni anni con i coniugi Adamson. Anche se le cause del declino dei leoni non sono certe, il degrado dell'habitat e i conflitti con l'uomo ne sembrano le cause predominanti. In natura un leone sopravvive da dieci a quindici anni, mentre in cattività può arrivare a venti. I maschi in particolare, non superano spesso i dieci anni d'età in natura, in seguito agli infortuni derivanti dalle lotte con i rivali per il dominio sul branco.</p>\n<p>Tipicamente, i leoni abitano la savana e le praterie, ma possono adattarsi ad aree cespugliose e foreste. In confronto ad altri felini, i leoni sono animali con uno spiccato spirito di socialità. Un branco è formato generalmente da un maschio alfa (o più raramente 2, se fratelli), un gruppo di femmine, imparentate tra loro, con cui, questo (o questi), si accoppia, e la loro prole. I cuccioli maschi, restano all'interno del branco fino alla loro maturazione sessuale, quando vengono scacciati da parte del maschio alfa (il loro padre). I giovani maschi adulti, una volta allontanati dal vecchio branco, possono, per qualche tempo restare insieme formando un piccolo branco di soli maschi (fratelli), finché non decidano di separarsi per formare delle loro famiglie, in genere scacciando un altro maschio da un branco rivale. Le femmine tipicamente cacciano insieme, principalmente ungulati. È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all'apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l'uomo (ed eccezionalmente il coccodrillo del Nilo), ma ciononostante, può compiere sciacallaggio in caso di estremo bisogno. I leoni non cacciano l'uomo con regolarità, ma alcuni esemplari particolari lo hanno fatto.</p>\n<p>Assai facile da distinguere, il maschio di leone ha una criniera caratteristica, e la sua immagine è uno dei simboli più sfruttati nella storia dell'umanità. Le prime rappresentazioni furono fatte nel Paleolitico superiore, e troviamo leoni scolpiti o dipinti nelle Grotte di Lascaux e nella Grotta Chauvet. Essi appaiono nella cultura di praticamente ogni civiltà antica che vi abbia avuto a che fare. Li troviamo inoltre in un enorme quantità di sculture, dipinti, bandiere nazionali e regionali, film e libri contemporanei. Furono tenuti in menagerie fin dai tempi dell'Impero romano e sono stati la chiave delle esibizioni degli zoo di tutto il mondo a partire dal XVIII secolo. Diversi zoo mondiali stanno collaborando per salvare la sottospecie asiatica.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1126\nCPU time usage: 0.324 seconds\nReal time usage: 0.373 seconds\nPreprocessor visited node count: 620/1000000\nPreprocessor generated node count: 7140/1500000\nPost‐expand include size: 7028/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1192/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Panthera leo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Panthera leo"},{"id":"wk-6","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":653,"end":683},"art":"Hippopotamus amphibius","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>L'<b>ippopotamo</b> (<i>Hippopotamus amphibius</i>), dal greco ἱπποπόταμος (\"cavallo di fiume\") è un grosso mammifero erbivoro africano. È una delle due specie ancora viventi della famiglia <i>Hippopotamidae</i> (altre due si sono estinte in tempi recenti).<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1197\nCPU time usage: 0.196 seconds\nReal time usage: 0.242 seconds\nPreprocessor visited node count: 553/1000000\nPreprocessor generated node count: 6580/1500000\nPost‐expand include size: 6781/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1204/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Hippopotamus amphibius\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Hippopotamus amphibius"},{"id":"wk-7","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":750,"end":780},"art":"Tetraodontidae","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>La famiglia <b>Tetraodontidae</b> comprende 185 specie di pesci d'acqua dolce e salata, appartenenti all'ordine Tetraodontiformes, conosciuti comunemente come <b>pesci palla</b>.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1191\nCPU time usage: 0.144 seconds\nReal time usage: 0.171 seconds\nPreprocessor visited node count: 399/1000000\nPreprocessor generated node count: 6003/1500000\nPost‐expand include size: 4607/2048000 bytes\nTemplate argument size: 749/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Tetraodontidae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Tetraodontidae"},{"id":"wk-8","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":796,"end":826.3},"art":"Scaridae","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n\n\n\n\n<p>Gli <b>Scaridi</b> (<i><b>Scaridae</b></i>) o <b>pesci pappagallo</b> sono una famiglia di pesci di mare dell'ordine Perciformes.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1193\nCPU time usage: 0.168 seconds\nReal time usage: 0.222 seconds\nPreprocessor visited node count: 391/1000000\nPreprocessor generated node count: 6003/1500000\nPost‐expand include size: 4129/2048000 bytes\nTemplate argument size: 618/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Scaridae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Scaridae"},{"id":"wk-9","pos":{"top":5,"left":97},"time":{"start":849,"end":879},"art":"Selachimorpha","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n\n\n<p><b>Selachimorpha</b> è un superordine di pesci cartilaginei predatori, dalle forti mascelle e di dimensioni medio-grandi, i cui membri sono comunemente noti con il nome di <b>squalo</b> o <b>pescecane</b>.</p>\n<p>L'etimologia del termine è greca: <i>Seláchion</i> (σελαχοειδή) \"Selacio\", in zoologia si applica a quei pesci cartilaginei con corpo fusiforme o depresso, coda eterocerca e bocca quasi semicircolare e <i>Morphè</i> (μορφή) \"Forma\".</p>\n<p>Questo raggruppamento comprende più di 500 specie, per le quali la respirazione avviene attraverso l'utilizzo di un numero variabile tra cinque e sette di fessure branchiali. Caratteristica peculiare del corpo degli squali è che esso è ricoperto da dentelli dermici che proteggono la pelle dai danneggiamenti dovuti ai parassiti e migliorano l'idrodinamica.<br>\nQuesti pesci sono inoltre dotati di varie serie di denti di riserva, che intervengono in sostituzione di quelli persi o danneggiati.</p>\n<p>Le dimensioni degli squali spaziano da quelle del minuscolo squalo lanterna nano (<i>Etmopterus perryi</i>), una specie che vive in profondità e che misura soltanto 17 cm in lunghezza nel maschio, e 20 nella femmina, a quelle dello squalo balena (<i>Rhincodon typus</i>), il pesce più grande in assoluto.</p>\n<p>Tutti gli squali sono carnivori e la maggior parte di loro si nutre di pesci ed altri animali marini, a differenza degli esemplari più grandi, come il succitato squalo balena, che si nutrono principalmente di plancton.<br>\nIn genere si immagina che gli squali vivano soltanto in acque salate, ma lo squalo dello Zambesi (<i>Carcharhinus leucas</i>) è solo il più conosciuto di una serie piuttosto numerosa di specie di squali d'acqua dolce che nuotano sia in acqua salata che in acqua dolce, così come in quella dei delta fluviali.</p>\n<p>In conseguenza di attacchi anche non provocati ai danni di esseri umani, operati da alcune specie in particolare, gli squali hanno guadagnato la fama, solo in parte giustificata, di essere pericolosi.</p>\n<p>Anche per questo motivo, oltre che per il fatto che la loro carne è considerata pregiata in molti stati asiatici, diverse specie di squalo sono sottoposte a pesca intensiva che li pone in pericolo di estinzione.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1131\nCPU time usage: 0.304 seconds\nReal time usage: 0.349 seconds\nPreprocessor visited node count: 565/1000000\nPreprocessor generated node count: 6902/1500000\nPost‐expand include size: 6453/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1237/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Selachimorpha\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Selachimorpha"}]}

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