{"video":[{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":1576,"end":5314},"spot":null,"idx":0,"id":"vd-0","videoId":0},{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":0,"end":5313.607982},"spot":null,"idx":1,"id":"vd-1","videoId":1},{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":0,"end":5313.607982},"spot":null,"idx":2,"id":"vd-2","videoId":2},{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":0,"end":5313.607982},"spot":null,"idx":3,"id":"vd-3","videoId":3}],"contents":[{"id":"wk-0","pos":{"top":"13","left":"93"},"time":{"start":272.1,"end":302},"art":"Impala","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>L'<b>impala</b> (<i><b>Aepyceros melampus</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">(Lichtenstein, 1812)</span>) è un mammifero artiodattilo della famiglia Bovidi, diffuso nelle savane dell'Africa orientale e centro-meridionale. È l'unica specie del genere <i><b>Aepyceros</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Sundevall</span>, 1847.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.228 seconds\nReal time usage: 0.276 seconds\nPreprocessor visited node count: 567/1000000\nPreprocessor generated node count: 6452/1500000\nPost‐expand include size: 9283/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1635/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Aepyceros melampus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Aepyceros melampus"},{"id":"wk-1","pos":{"top":"13","left":"93"},"time":{"start":340.6,"end":370},"art":"Ghepardo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Il <b>ghepardo</b> (<i><b>Acinonyx jubatus</b></i> <small>Schreber 1775</small>) è un mammifero carnivoro della famiglia dei Felidi. È l'unica specie vivente del genere <i>Acinonyx</i>.</p>\n<p>Un tempo diffuso in gran parte dell'Africa e dell'Asia, attualmente questo animale vive in popolazioni poco numerose e frammentate, spesso minacciate dalla pressione demografica della popolazione circostante.</p>\n<p>Pur essendo chiaramente un felide, come gatti e leoni, il ghepardo presenta numerosi tratti morfologici e comportamentali suoi propri che lo rendono uno dei membri più specializzati della famiglia; queste specializzazioni portarono gli studiosi a classificarlo in una sottofamiglia a sé stante, quella degli Acinonychinae, ma tale collocazione fu oggetto di dibattito fra gli studiosi, in quanto messa in discussione da recenti indagini a livello molecolare, che a loro volta hanno portato a classificare la sottofamiglia Acinonychinae come sinonimo della sottofamiglia Felinae facendovi rientrare direttamente anche il ghepardo.</p>\n<p>In particolare, i ghepardi hanno alcuni tratti che li rendono simili ai canidi: basti pensare alle lunghe zampe, con estremità strette e cilindriche ed unghie solo parzialmente retrattili, piuttosto che brevi e compatte e munite di artigli retrattili ed affilati come nella maggior parte degli altri felidi. Zampe del genere sono adatte ad uno stile di caccia basato sull'inseguimento di prede veloci e leggere, piuttosto che alla sopraffazione fisica di queste ultime. Anche il comportamento parzialmente sociale che possono mostrare questi animali (in particolare i maschi) si discosta dalle abitudini solitarie della maggior parte delle specie di felidi.</p>\n<p>La presenza di unghie non retrattili è all'origine del nome scientifico del genere: <i>Acinonyx</i>, infatti, deriva dalla combinazione delle parole greche antiche ἀκίνητος (<i>akínētos</i>), dal significato di \"immobile\", e ὄνυξ (<i>ónyx</i>), \"artiglio\". Il nome scientifico della specie, <i>jubatus</i>, deriva invece dal latino e significa \"portatore di criniera\", in riferimento al pelo che si presenta più lungo e folto a livello del collo e del dorso: questa caratteristica risulta particolarmente evidente nei cuccioli e negli esemplari giovani di ghepardo.<br>\nIl nome comune <i>ghepardo</i> pare invece avere origine piuttosto recente, essendo entrato nella lingua italiana soltanto nel 1874; esso deriva dall'italianizzazione del termine francese <i>guépard</i>, il quale a sua volta sembra però essere una storpiatura della parola italiana <i>gattopardo</i>, utilizzata come termine generico per descrivere un po' tutti i piccoli felini maculati ed in particolare il serval. Il suffisso <i>-pardo</i> deriva dal latino <i>pardus</i>, mutuato dal greco πάρδος (<i>párdos</i>), variante di πάρδαλις (<i>párdalis</i>) a sua volta imparentato con il sogdiano <i>pwrδnk</i> e stante ad indicare in modo generico un felino maculato di dimensioni medio-grandi: un tempo utilizzato come vocabolo a sé stante (basti pensare al \"pardo\" che il Petrarca utilizza come simbolo di eccezionale velocità), attualmente il vocabolo è considerato desueto, ma sopravvive tuttavia nei nomi di alcune specie di felini (gatto<i>pardo</i>, leo<i>pardo</i> e, per l'appunto, ghe<i>pardo</i>). Il termine francese per indicare questo animale è alla base del suo nome in un po' tutte le lingue europee, con l'eccezione dell'inglese dove il ghepardo è conosciuto col nome di <i>cheetah</i>, termine derivato dal sanscrito <i>citrakāyaḥ</i> (\"corpo maculato\") attraverso l'hindi चीता (<i>cītādal</i>, dal medesimo significato); il termine inglese è poi passato allo spagnolo e portoghese <i>chita</i>, dove coesiste con <i>guepardo</i>.</p>\n<p>Questo animale è universalmente noto per la sua eccezionale velocità: è infatti in grado di raggiungere una velocità che oscilla tra i 110 ed i 120&nbsp;km/h, di gran lunga la più elevata in assoluto fra gli animali terrestri. Tuttavia, l'animale è in grado di mantenere tale prodigiosa velocità solo per brevi distanze, poiché non è molto resistente.<br>\nOltre che nella velocità, il ghepardo è fenomenale anche nello scatto: è in grado di raggiungere i 100&nbsp;km/h da fermo in circa tre secondi, un tempo invidiabile perfino per la maggioranza delle <i>supercar</i>. Il record cronometrato di velocità è di 115,2&nbsp;km/h, registrato su un esemplare che aveva percorso 640 metri in 20 secondi.</p>\n<p>Il ghepardo, un tempo diffuso in un areale vastissimo che ricopriva gran parte del continente africano e buona parte di quello asiatico, ha subito una drastica riduzione numerica nel corso del XIX secolo, accompagnata (e per certi versi favorita) da una riduzione del proprio spazio vitale a causa della caccia e della distruzione dell'<i>habitat</i>. Oggi il ghepardo sopravvive solo in aree protette o poco antropizzate: se a ciò si aggiungono la naturale rarità di questi animali ed i problemi riproduttivi legati alla scarsa variabilità genetica, il futuro per la specie si prospetta abbastanza incerto.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.276 seconds\nReal time usage: 0.330 seconds\nPreprocessor visited node count: 653/1000000\nPreprocessor generated node count: 6827/1500000\nPost‐expand include size: 8818/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1571/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Acinonyx jubatus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Acinonyx jubatus"},{"id":"wk-2","pos":{"top":"13","left":"92"},"time":{"start":425.3,"end":485},"art":"Hippopotamus amphibius","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>L'<b>ippopotamo</b> (<i>Hippopotamus amphibius</i>), dal greco ἱπποπόταμος (\"cavallo di fiume\") è un grosso mammifero erbivoro africano. 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Con un peso che può arrivare fino a 300&nbsp;kg, la tigre è il più grande dei cosiddetti \"grandi felini\" che costituiscono il genere <i>Panthera</i> (tigre, leone, giaguaro, leopardo e leopardo delle nevi), ed è l'unico felide moderno a raggiungere le dimensioni dei più grandi felidi preistorici. È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all'apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l'uomo. Oltre che dalle dimensioni notevoli, è caratterizzata dalla particolare colorazione del mantello striato che serve a \"spezzare\" otticamente la figura dell'animale; il disegno del mantello varia leggermente da sottospecie a sottospecie. Vi sono tuttavia delle varianti al colore del mantello, principalmente nella sottospecie nominale <i>Panthera tigris tigris</i> (tigre indiana \"del Bengala\"), la più comune tra queste è quella con strisce nere su sfondo bianco.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1140\nCPU time usage: 0.372 seconds\nReal time usage: 0.415 seconds\nPreprocessor visited node count: 673/1000000\nPreprocessor generated node count: 7060/1500000\nPost‐expand include size: 10707/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2142/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Panthera tigris\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Panthera tigris"},{"id":"wk-4","pos":{"top":"12","left":"92"},"time":{"start":1215,"end":1245},"art":"Gruidae","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Le <b>gru</b> (<b>Gruidae</b> (<span style=\"font-variant: small-caps\">Vigors</span>, 1825)) sono una famiglia di uccelli dell'ordine Gruiformes.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.236 seconds\nReal time usage: 0.270 seconds\nPreprocessor visited node count: 428/1000000\nPreprocessor generated node count: 6091/1500000\nPost‐expand include size: 4166/2048000 bytes\nTemplate argument size: 796/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Gruidae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Gruidae"},{"id":"wk-5","pos":{"top":"12","left":"92"},"time":{"start":1325,"end":1355},"art":"Pellicano","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p><i><b>Pelecanus</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Linnaeus, 1758</span> è un genere di uccelli acquatici, unico genere vivente della famiglia <b>Pelecanidae</b>.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.272 seconds\nReal time usage: 0.308 seconds\nPreprocessor visited node count: 444/1000000\nPreprocessor generated node count: 6017/1500000\nPost‐expand include size: 5990/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1289/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Pelecanus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Pelecanus"},{"id":"wk-6","pos":{"top":"10","left":"94"},"time":{"start":1390.4,"end":1450},"art":"Fregata (zoologia)","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Le <b>fregate</b> (<i><b>Fregata</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Lacépède, 1799</span>) rappresentano l'unico genere di uccelli della famiglia <b>Fregatidae</b>, appartenenti all'ordine Suliformes. Sono diffusi in regioni tropicali o subtropicali, in ambienti pelagici e costali di tutti gli oceani.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.256 seconds\nReal time usage: 0.295 seconds\nPreprocessor visited node count: 443/1000000\nPreprocessor generated node count: 6013/1500000\nPost‐expand include size: 5776/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1164/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Fregata (zoologia)\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Fregata (zoologia)"},{"id":"wk-7","pos":{"top":"12","left":"92"},"time":{"start":1570,"end":1600},"art":"Fenicottero rosa","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>fenicottero rosa</b> o <b>fenicottero maggiore</b> (<i><b>Phoenicopterus roseus</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Pallas</span>, 1811) è un grande uccello diffuso in Asia, Africa e in Europa meridionale.</p>\n<p>Il nome scientifico del fenicottero ha un'etimologia latina: <i>phoenix</i> = fenice (interpretato come \"purpureo\", dal colore della fenice) e <i>pteron</i> = ala; che letteralmente viene tradotto come \"ali purpuree\".<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.188 seconds\nReal time usage: 0.236 seconds\nPreprocessor visited node count: 488/1000000\nPreprocessor generated node count: 6159/1500000\nPost‐expand include size: 7436/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1185/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Phoenicopterus roseus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Phoenicopterus roseus"},{"id":"wk-8","pos":{"top":"11","left":"93"},"time":{"start":1670.6,"end":1730},"art":"Pedetes capensis","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>La <b>lepre saltatrice del Capo</b> (<i>Pedetes capensis</i> <small>Forster, 1778</small>), è un mammifero roditore della famiglia dei Pedetidi.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.204 seconds\nReal time usage: 0.245 seconds\nPreprocessor visited node count: 472/1000000\nPreprocessor generated node count: 6073/1500000\nPost‐expand include size: 7173/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1416/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Pedetes capensis\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Pedetes capensis"},{"id":"wk-9","pos":{"top":"12","left":"93"},"time":{"start":1795.6,"end":1825},"art":"Sciacallo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Con il termine <b>sciacallo</b> si identificano impropriamente tre (secondo alcuni quattro) diverse specie di mammiferi appartenenti al genere dei <i>Canis</i>, e le relative sottospecie. Questa definizione non ha alcun valore scientifico e tassonomico, ma viene ugualmente utilizzata molto spesso per definire tali specie, che presentano delle notevoli somiglianze morfologiche tra loro.</p>\n<p>Tali specie sono:</p>\n\n<p>a queste si aggiunge <i>Canis simensis</i>, un'altra specie di canidi che vive sulle montagne dell'Etiopia, talvolta considerato anch'esso uno sciacallo.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.244 seconds\nReal time usage: 0.278 seconds\nPreprocessor visited node count: 457/1000000\nPreprocessor generated node count: 6350/1500000\nPost‐expand include size: 4169/2048000 bytes\nTemplate argument size: 687/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Sciacallo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Sciacallo"},{"id":"wk-10","pos":{"top":"10","left":"93"},"time":{"start":1867,"end":1897},"art":"Suricata suricatta","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>suricato</b> (<i><b>Suricata suricatta</b></i> (<span style=\"font-variant: small-caps\">Schreber</span>, 1776)) è un mammifero carnivoro appartenente alla famiglia Herpestidae. È l'unica specie del genere <i><b>Suricata</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Desmarest</span>, 1804.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1191\nCPU time usage: 0.216 seconds\nReal time usage: 0.250 seconds\nPreprocessor visited node count: 622/1000000\nPreprocessor generated node count: 6445/1500000\nPost‐expand include size: 10255/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2323/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Suricata suricatta\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Suricata suricatta"},{"id":"wk-11","pos":{"top":"13","left":"93"},"time":{"start":2010,"end":2040},"art":"Sagittarius serpentarius","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>serpentario</b> o <b>segretario</b> (<i>Sagittarius serpentarius</i> <span style=\"font-variant: small-caps\">J. F. Miller, 1779</span>) è un uccello rapace africano. È l'unica specie del genere <i><b>Sagittarius</b></i> e della famiglia <b>Sagittariidae</b>.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.164 seconds\nReal time usage: 0.195 seconds\nPreprocessor visited node count: 426/1000000\nPreprocessor generated node count: 6041/1500000\nPost‐expand include size: 5376/2048000 bytes\nTemplate argument size: 777/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Sagittarius serpentarius\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Sagittarius serpentarius"},{"id":"wk-12","pos":{"top":"12","left":"91"},"time":{"start":2105.9,"end":2135},"art":"Stambecco","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Lo <b>stambecco delle Alpi</b> (<i>Capra ibex</i> <small>L. 1758</small>) è un mammifero dell'ordine degli Artiodattili, della famiglia dei Bovidi e della sottofamiglia dei Caprini, diffuso lungo l'Arco alpino .<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.184 seconds\nReal time usage: 0.219 seconds\nPreprocessor visited node count: 434/1000000\nPreprocessor generated node count: 5889/1500000\nPost‐expand include size: 5867/2048000 bytes\nTemplate argument size: 832/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Capra ibex\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Capra ibex"},{"id":"wk-13","pos":{"top":"12","left":"91"},"time":{"start":2270,"end":2300},"art":"Anhinga melanogaster","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n<p>L'<i><b>Anhinga melanogaster</b></i> (o <b>Aninga indiana</b> o <b>Aninga rossa</b> o uccello serpente) appartiene al genere Anhinga dell'ordine dei Suliformi.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.708 seconds\nReal time usage: 0.791 seconds\nPreprocessor visited node count: 5546/1000000\nPreprocessor generated node count: 17519/1500000\nPost‐expand include size: 11043/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2399/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 5/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Anhinga melanogaster\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Anhinga melanogaster"},{"id":"wk-14","pos":{"top":"11","left":"92"},"time":{"start":2215.1,"end":2245},"art":"Capra sibirica","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Lo <b>stambecco siberiano</b> (<i>Capra sibirica</i>) è una specie di stambecco diffusa in Asia centrale e settentrionale. Fino a non molto tempo fa, veniva considerata una sottospecie dello stambecco alpino (Capra ibex), ma studi recenti hanno fatto emergere differenze tali da elevare questi animali (così come lo stambecco nubiano) al rango di specie a sé stante.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.172 seconds\nReal time usage: 0.209 seconds\nPreprocessor visited node count: 417/1000000\nPreprocessor generated node count: 5837/1500000\nPost‐expand include size: 5725/2048000 bytes\nTemplate argument size: 760/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Capra sibirica\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Capra sibirica"},{"id":"wk-15","pos":{"top":"11","left":"93"},"time":{"start":2310.8,"end":2370},"art":"Elefante","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Gli <b>elefanti</b> sono mammiferi Proboscidati appartenenti alla famiglia degli <b>Elefantidi</b> (<i><b>Elephantidae</b></i> - Gray, 1821).</p>\n<p>Vivono normalmente fra i 50 e i 70 anni, ma l'elefante più longevo di cui si ha notizia ha raggiunto gli 82 anni. L'esemplare più grosso mai trovato fu ucciso in Angola nel 1956: era un maschio di 12&nbsp;000&nbsp;kg di peso, per un'altezza alla spalla di 4,2 metri (un metro più alto della media dell'elefante africano).</p>\n<p>Tradizionalmente la famiglia si considerava costituita da due specie, l'elefante indiano o asiatico (<i>Elephas maximus</i>) e l'elefante africano (<i>Loxodonta africana</i>). Recentemente è stata identificata una terza specie (precedentemente considerata una sottospecie di <i>L. africana</i>), l'elefante africano delle foreste (<i>Loxodonta cyclotis</i>).<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.172 seconds\nReal time usage: 0.206 seconds\nPreprocessor visited node count: 415/1000000\nPreprocessor generated node count: 5933/1500000\nPost‐expand include size: 4529/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1019/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Elephantidae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Elephantidae"},{"id":"wk-16","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":2695.1,"end":2725},"art":"Felidi","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>I <b>Felidi</b> (<b>Felidae</b> <span style=\"font-variant: small-caps\">Fischer von Waldheim</span>, 1817) sono una famiglia di mammiferi dell'ordine dei Carnivori.</p>\n<p>Questo gruppo include leone, tigre, leopardo, puma, giaguaro, ghepardo, lince, gatto domestico e un gran numero di altre specie meno note. I felidi sono la famiglia con abitudini più strettamente carnivore dell'intero ordine dei carnivori. Il felino più noto è il gatto (sottospecie <i>Felis sylvestris catus</i>), che divenne animale domestico migliaia di anni fa. Il suo parente più stretto, il gatto selvatico, vive ancora nei boschi di Europa, Asia e Africa, anche se la distruzione del suo habitat ne ha ridotto l'areale. Vi sono delle controversie riguardanti la classificazione come specie a sé stante del gatto domestico rispetto al gatto selvatico.</p>\n<p>Altri felidi ben conosciuti includono specie di dimensioni ben maggiori, come leone, tigre, leopardo, giaguaro, puma e ghepardo. Altri felidi di dimensioni intermedie sono lince europea, caracal e lince rossa. Il gruppo comprende anche la sottofamiglia estinta delle cosiddette tigri dai denti a sciabola, come il ben noto <i>Smilodon</i>.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.256 seconds\nReal time usage: 0.300 seconds\nPreprocessor visited node count: 455/1000000\nPreprocessor generated node count: 6047/1500000\nPost‐expand include size: 5912/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1305/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Felidae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Felidae"},{"id":"wk-17","pos":{"top":"14","left":"92"},"time":{"start":2760.4,"end":2790},"art":"Lupo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Il <b>lupo grigio</b> (<i>Canis lupus</i>, Linnaeus 1758), o semplicemente <b>lupo</b>, è un mammifero placentato appartenente alla famiglia dei Canidi.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.212 seconds\nReal time usage: 0.261 seconds\nPreprocessor visited node count: 538/1000000\nPreprocessor generated node count: 6506/1500000\nPost‐expand include size: 8403/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1671/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Canis lupus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Canis lupus"},{"id":"wk-18","pos":{"top":"14","left":"92"},"time":{"start":2880.6,"end":2910},"art":"Ovis orientalis","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>muflone</b> (<i><b>Ovis orientalis</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Gmelin, 1774</span>) è una delle cinque specie di pecore selvatiche: sebbene sia divenuto piuttosto raro, è ancora diffuso nelle regioni montuose e desertiche dell'Asia occidentale e centrale. Proprio da questa specie, allevata circa 10.000 anni fa, risale l'attuale pecora domestica, ormai diffusa in tutto il mondo. Il luogo di provenienza di quest'ultima è molto probabilmente l'Asia Minore, ma già a partire da 8000 anni fa aveva già raggiunto l'Europa occidentale.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.212 seconds\nReal time usage: 0.256 seconds\nPreprocessor visited node count: 543/1000000\nPreprocessor generated node count: 6355/1500000\nPost‐expand include size: 6529/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1278/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Ovis orientalis\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Ovis orientalis"},{"id":"wk-19","pos":{"top":"15","left":"91"},"time":{"start":2930.7,"end":2960},"art":"Rinoceronte","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>I <b>rinoceronti</b> (dal greco antico <span lang=\"grc\" class=\"polytonic\" xml:lang=\"grc\">ῥῑνόκερως</span> <i>rhīnòkerōs</i>, formato da <span class=\"Unicode\" style=\"font-family: Code2000, TITUS Cyberbit Basic, Doulos SIL, Chrysanthi Unicode, Arial Unicode MS, Bitstream Cyberbit, Bitstream Vera, Gentium, GentiumAlt, Lucida Sans Unicode; font-family &nbsp;:inherit;\">ῥίς, ῥῑνός</span>, \"naso\" e <span class=\"Unicode\" style=\"font-family: Code2000, TITUS Cyberbit Basic, Doulos SIL, Chrysanthi Unicode, Arial Unicode MS, Bitstream Cyberbit, Bitstream Vera, Gentium, GentiumAlt, Lucida Sans Unicode; font-family &nbsp;:inherit;\">κέρᾱς, -ατος</span>, \"corno\") sono mammiferi omeotermi dell'ordine dei perissodattili e costituiscono la famiglia <b>Rhinocerotidae</b>. Essa comprende cinque specie (due africane e tre asiatiche), differenti fra loro ma con alcune caratteristiche comuni che li rendono immediatamente distinguibili dagli altri animali.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.172 seconds\nReal time usage: 0.214 seconds\nPreprocessor visited node count: 467/1000000\nPreprocessor generated node count: 6335/1500000\nPost‐expand include size: 5357/2048000 bytes\nTemplate argument size: 866/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Rhinocerotidae\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Rhinocerotidae"},{"id":"wk-20","pos":{"top":"12","left":"92"},"time":{"start":3020.4,"end":3050},"art":"Giraffa camelopardalis","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>La <b>giraffa</b> (<b>Giraffa camelopardalis</b>, Linnaeus 1758) è un grande mammifero africano artiodattilo, il più alto tra tutte le specie di animali terrestri viventi; può superare i 5 metri di altezza e la tonnellata di peso. La più alta giraffa che si conosca misurava 5,87&nbsp;m di altezza e pesava circa 2.000 kg. Le femmine sono leggermente più piccole e meno pesanti dei maschi.</p>\n<p>Ha la caratteristica di avere arti e collo eccezionalmente lunghi (il lungo collo misura fino a 3&nbsp;m), oltre alla lingua blu (fino a 60&nbsp;cm) e alle piccole corna ricoperte di pelle (ossiconi). Caratteristico è anche il colore del mantello, pezzato più o meno finemente (a seconda delle sottospecie) di bruno su fondo beige. La giraffa appartiene alla famiglia dei Giraffidi, che comprende solo un'altra specie vivente, l'okapi (<i>Okapia johnstoni</i>). 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È diffuso in tutta l'Africa e nell'Asia meridionale e orientale, con un numero di individui particolarmente alto nelle Isole della Sonda.</p>\n<p>È da sempre uno dei più noti tra i felini selvatici; dopo il leone e la tigre è probabilmente il grande felino che ha avuto la maggiore considerazione nella cultura europea tradizionale, citato soprattutto per la sua furtività e agilità nei movimenti. In passato esisteva (e in parte esiste ancora oggi) la tendenza, nel senso comune, a identificare erroneamente come leopardi altri grandi felini di dimensioni e aspetto simili, come il giaguaro e il ghepardo; inoltre il termine leopardo è stato esteso in epoca moderna per indicare due specie asiatiche di felidi distinte rispetto a <i>Panthera pardus</i>, il Leopardo delle nevi (<i>Uncia uncia</i>) e il Leopardo nebuloso (<i>Neofelis nebulosa</i>).</p>\n<p>Due sinonimi storici di leopardo sono <b>pantera</b> e <b>pardo</b>. Il primo termine (di origine persiana, poi passato al greco, al latino e infine alle moderne lingue europee) viene per tradizione riferito principalmente ai leopardi viventi in Asia (alcuni sistematici del XIX secolo consideravano gli animali asiatici e africani due specie distinte, e chiamavano \"pantere\" i primi e \"leopardi\" i secondi). Tuttavia il termine pantera è stato spesso esteso ad indicare altri animali della stessa famiglia, in particolare il puma e il giaguaro, entrambi americani; oggi nel linguaggio corrente e in quello dei mass-media viene perlopiù usato per riferirsi specificamente alla varietà dell'animale più correttamente detta pantera nera.</p>\n<p>Quest'ultima non è dunque un animale a sé stante come si tende a credere, ma semplicemente un termine generico che descrive ogni esemplare di leopardo che ha la particolarità di possedere il manto di colore nero (o fortemente maculato) per un eccesso di pigmentazione (melanismo): tuttavia, se si osserva l'animale in controluce si possono scorgere le classiche macchie da leopardo che spiccano perché sono leggermente più scure rispetto al colore nero di fondo. Oltre al leopardo anche il giaguaro (<i>Panthera onca</i>) e altri felini possono andare incontro a questo fenomeno di pigmentazione.</p>\n<p>La \"pantera nera\", grazie al colore molto appariscente, gode per certi aspetti di una notorietà maggiore di quella dello stesso leopardo \"classico\", ed è stata spesso rappresentata nella letteratura (es. 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Effettivamente il leopardo presenta dei tratti esteriori che in parte ricordano un ghepardo (dimensioni, maculatura) e in parte un leone (ruggito, tecnica di caccia); un motivo in più per sospettare che il \"pardus\" originale fosse proprio il ghepardo.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.236 seconds\nReal time usage: 0.281 seconds\nPreprocessor visited node count: 585/1000000\nPreprocessor generated node count: 6790/1500000\nPost‐expand include size: 6999/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1222/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Panthera pardus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Panthera pardus"},{"id":"wk-23","pos":{"top":"12","left":"93"},"time":{"start":3370,"end":3400},"art":"Giaguaro","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>giaguaro</b> (<i><b>Panthera onca</b></i> Linnaeus, 1758) è il più grosso felino americano; fra i felini solo il leone e la tigre sono più pesanti.</p>\n<p>Il nome «giaguaro» deriva dal nome attribuito a questo animale dagli indios del Sudamerica: «Yaguar» o «Yaguara» (\"colui che uccide con un balzo\"); ma in tutta l'area di lingua spagnola in cui vive il giaguaro è chiamato «el tigre». Non si tratta di una tradizione errata come può sembrare: infatti, pur venendo spesso confuso con il leopardo dai non-esperti, il giaguaro per forma e ruolo ecologico è molto più simile alla tigre, tanto da esserne considerato l'equivalente americano.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.232 seconds\nReal time usage: 0.268 seconds\nPreprocessor visited node count: 469/1000000\nPreprocessor generated node count: 6039/1500000\nPost‐expand include size: 5998/2048000 bytes\nTemplate argument size: 812/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Panthera onca\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Panthera onca"},{"id":"wk-24","pos":{"top":"14","left":"91"},"time":{"start":3557,"end":3589},"art":"Boscimani","lang":"it","wiki":"<div>\n\n\n<p>I <b>San</b>, detti anche <b>Khwe</b>, <b>Basarwa</b> o <b>Boscimani</b> sono un popolo che vive nel Kalahari (tra Sudafrica, Namibia e Botswana) e che è imparentato con i Khoikhoi, con i quali forma il gruppo Khoisan. Non hanno un termine per indicare il proprio popolo nel suo insieme: il nome \"San\" fu loro attribuito dai Khoikhoi, nella cui lingua <i>san</i> significa \"straniero\", \"diverso\" (rispetto ai Khoi). In genere, i San preferiscono farsi chiamare \"boscimani\" (<i>boesman</i> in afrikaans, <i>bushmen</i> in inglese), sebbene questa denominazione appaia offensiva a molti occidentali (letteralmente significa \"uomini della boscaglia\").</p>\n<p><span title=\"Il testo selezionato deve essere comprovato da una fonte affidabile. Modifica la pagina per aggiungere fonti.\" style=\"background:#ffeaea; color:#444444\">Le prove archeologiche suggeriscono che i San abitino l'Africa meridionale da almeno 22.000 anni. Insieme ai pigmei dell'Africa centrale, i boscimani sono stati considerati la possibile fonte della linea di discendenza del DNA mitocondriale, la leggendaria Eva mitocondriale.</span></p>\n<p>Sono principalmente cacciatori-raccoglitori; sono noti per aver sviluppato un particolare sistema di comunicazione manuale durante la caccia e per cacciare usando frecce avvelenate (con la linfa della <i>Euphorbia damarana</i>), fatto che ha valso loro il soprannome di \"uomini-scorpione\".</p>\n<p>Nel moderno Sudafrica, i boscimani sono stati largamente assorbiti (fino alla quasi totale estinzione) nel gruppo dei coloured o griqua (i quali, a loro volta, hanno avuto origine a partire dall'unione dei boeri con donne khoisan).</p>\n<p>Dal 2002 i boscimani del Botswana richiedono un'azione legale al fine di impedire alle autorità di Gaborone di rimuoverli dalla <i>Central Kalahari Game Reserve</i> (Riserva di caccia del Kalahari centrale) oggi grande parco naturale, la terra dei loro antenati. I boscimani, infatti, sostengono che il governo del Botswana stia tentando di distruggere la loro cultura attraverso la sedentarizzazione forzata e la persecuzione della loro identità culturale.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1203\nCPU time usage: 0.100 seconds\nReal time usage: 0.117 seconds\nPreprocessor visited node count: 80/1000000\nPreprocessor generated node count: 511/1500000\nPost‐expand include size: 2726/2048000 bytes\nTemplate argument size: 908/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 5/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/San (popolo)\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"San (popolo)"},{"id":"wk-25","pos":{"top":"12","left":"93"},"time":{"start":3815,"end":3875},"art":"Orice","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Gli <b>orici</b> sono un gruppo di quattro specie di antilopi che costituiscono il genere <i><b>Oryx</b></i>. Sono antilopi di grandi dimensioni, dotate di corna imponenti; tre specie sono africane, una quarta si trova in Arabia.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1146\nCPU time usage: 0.160 seconds\nReal time usage: 0.185 seconds\nPreprocessor visited node count: 428/1000000\nPreprocessor generated node count: 6061/1500000\nPost‐expand include size: 3922/2048000 bytes\nTemplate argument size: 637/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Oryx\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Oryx"},{"id":"wk-26","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":4029.8,"end":4089},"art":"Tragelaphus strepsiceros","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Il <b>cudù</b> (o <b>kudu</b>) <b>maggiore</b> (<i>Tragelaphus strepsiceros</i>) è un'antilope che popola le zone boschive dell'Africa orientale e meridionale. Il cudù è il principale portatore di rabbia di queste zone.</p>\n\n<p>Il cudù maggiore ha un'altezza al garrese variabile tra 1 e 1,5 metri e un peso che va dai 120 ai 300 kg, con i maschi di dimensioni maggiori rispetto alle femmine. Il manto può essere bruno o grigio-blu, con molte sottili strisce bianche verticali. I cudù maggiori hanno una sorta di \"ciuffo\" sul collo e sulle spalle e una \"criniera\" lungo la gola. I maschi hanno corna con una, due o tre pieghe che possono essere lunghe fino a mezzo metro.</p>\n<p>I cudù maggiori vivono presso le zone boscose e le macchie, dove si nutrono di erba e foglie. Gli esemplari adulti sono attivi sia di giorno che di notte. 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Dopo la tigre, è il più grande dei cinque grandi felini del genere <i>Panthera</i>, con alcuni maschi la cui massa corporea supera i 250&nbsp;kg. Il suo areale è nel 2011 ridotto quasi esclusivamente all'Africa subsahariana; il continuo impoverimento del suo habitat naturale e il protrarsi della caccia di frodo ai suoi danni ne fanno una specie vulnerabile secondo la IUCN. Questa definizione è giustificata da un declino stimato tra il 30 ed il 50% nella zona africana nei vent'anni precedenti.</p>\n<p>Una popolazione di dimensioni assai ridotte sopravvive nel Gir Forest National Park in India, mentre gli esemplari che abitavano il Nordafrica ed il Medio Oriente sono scomparsi da molti secoli. Sino al Pleistocene, circa diecimila anni fa, il leone era il secondo grande mammifero più diffuso dopo l'uomo. A quei tempi si trovavano leoni in gran parte dell'Eurasia e dell'Africa, e addirittura in America del Nord, dallo Yukon al Perù.</p>\n<p>In virtù delle dimensioni e delle abitudini, questo felino non può essere allevato al di fuori di aree protette e parchi naturali o zoologici. Celebre l'esempio della leonessa Elsa, restituita all'habitat naturale dopo aver vissuto per alcuni anni con i coniugi Adamson. Anche se le cause del declino dei leoni non sono certe, il degrado dell'habitat e i conflitti con l'uomo ne sembrano le cause predominanti. In natura un leone sopravvive da dieci a quindici anni, mentre in cattività può arrivare a venti. I maschi in particolare, non superano spesso i dieci anni d'età in natura, in seguito agli infortuni derivanti dalle lotte con i rivali per il dominio sul branco.</p>\n<p>Tipicamente, i leoni abitano la savana e le praterie, ma possono adattarsi ad aree cespugliose e foreste. In confronto ad altri felini, i leoni sono animali con uno spiccato spirito di socialità. Un branco è formato generalmente da un maschio alfa (o più raramente 2, se fratelli), un gruppo di femmine, imparentate tra loro, con cui, questo (o questi), si accoppia, e la loro prole. I cuccioli maschi, restano all'interno del branco fino alla loro maturazione sessuale, quando vengono scacciati da parte del maschio alfa (il loro padre). I giovani maschi adulti, una volta allontanati dal vecchio branco, possono, per qualche tempo restare insieme formando un piccolo branco di soli maschi (fratelli), finché non decidano di separarsi per formare delle loro famiglie, in genere scacciando un altro maschio da un branco rivale. Le femmine tipicamente cacciano insieme, principalmente ungulati. È un cosiddetto predatore alfa, ovvero si colloca all'apice della catena alimentare, non avendo predatori in natura, a parte l'uomo (ed eccezionalmente il coccodrillo del Nilo), ma ciononostante, può compiere sciacallaggio in caso di estremo bisogno. I leoni non cacciano l'uomo con regolarità, ma alcuni esemplari particolari lo hanno fatto.</p>\n<p>Assai facile da distinguere, il maschio di leone ha una criniera caratteristica, e la sua immagine è uno dei simboli più sfruttati nella storia dell'umanità. Le prime rappresentazioni furono fatte nel Paleolitico superiore, e troviamo leoni scolpiti o dipinti nelle Grotte di Lascaux e nella Grotta Chauvet. Essi appaiono nella cultura di praticamente ogni civiltà antica che vi abbia avuto a che fare. Li troviamo inoltre in un enorme quantità di sculture, dipinti, bandiere nazionali e regionali, film e libri contemporanei. Furono tenuti in menagerie fin dai tempi dell'Impero romano e sono stati la chiave delle esibizioni degli zoo di tutto il mondo a partire dal XVIII secolo. Diversi zoo mondiali stanno collaborando per salvare la sottospecie asiatica.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.416 seconds\nReal time usage: 0.473 seconds\nPreprocessor visited node count: 607/1000000\nPreprocessor generated node count: 6998/1500000\nPost‐expand include size: 7011/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1182/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Panthera leo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Panthera leo"},{"id":"wk-29","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":5130,"end":5160},"art":"Gazzella","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Le <b>gazzelle</b> sono, in senso stretto, un gruppo di Bovidi della sottofamiglia degli Antilopini diffusi principalmente nelle regioni di savana e deserto dell'Africa e dell'Asia. Questo gruppo comprende 17 specie, suddivise in tre generi (<i>Eudorcas</i>, <i>Gazella</i> e <i>Nanger</i>). In un senso più ampio, comunque, vengono indicati come gazzelle tutti i membri della tribù degli Antilopini.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.152 seconds\nReal time usage: 0.203 seconds\nPreprocessor visited node count: 404/1000000\nPreprocessor generated node count: 6005/1500000\nPost‐expand include size: 3688/2048000 bytes\nTemplate argument size: 582/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Gazzella\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Gazzella"},{"id":"wk-30","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":981,"end":1011},"art":"Mantide religiosa","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>La <b>mantide religiosa</b> (<i><b>Mantis religiosa</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Linnaeus</span>, 1758), denominata anche <b>mantide europea</b>, è una delle specie più comuni dell'ordine Mantodea.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1191\nCPU time usage: 0.168 seconds\nReal time usage: 0.199 seconds\nPreprocessor visited node count: 471/1000000\nPreprocessor generated node count: 6069/1500000\nPost‐expand include size: 7038/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1606/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Mantis religiosa\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Mantis religiosa"},{"id":"wk-31","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1038.4,"end":1068.4},"art":"Bradypus","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>I <b>bradipi tridattili</b>, il cui nome deriva dal greco βραδύς (<i>bradús</i>), <i>lento</i>, e πούς (<i>poús</i>), <i>piede</i>, quindi \"piede lento\", molto probabilmente in riferimento alle loro caratteristiche di movimento, sono gli unici membri del genere <i>Bradypus</i> e della famiglia <i>Bradypodidae</i>. I loro parenti più prossimi sono i bradipi didattili, coi quali condividono gran parte dell'habitat. Hanno abitudini solitarie e dormono circa 19 ore al giorno. 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Si tratta di una delle quattro specie viventi di formichiere ed è classificato con i bradipi nell’oridine Pilosa . 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Realizzato grazie al contributo del POR FESR Regione Lazio 2007-2013 – Asse I – Avviso Pubblico "Insieme x Vincere" – Prot. Domanda n.SVLAZ-SU-2012-1038 – Codice CUP n. F84E14000930007 e Avviso pubblico per la presentazione di progetti di innovazione delle micro e piccole imprese - Prot. FILAS-MI-2011-1343 del 3/8/2012 – CUP F87I1200233007
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