{"video":[{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":1008,"end":1503},"spot":null,"idx":0,"id":"vd-0","videoId":0}],"contents":[{"id":"gm-0","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":120.5,"end":150.5},"zoom":3,"mapType":"roadmap","ind":"Repubblica Centrafricana","loc":{"lat":"6.61","lng":"20.94"}},{"id":"wk-1","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":166.8,"end":196.8},"art":"Pigmei","lang":"it","wiki":"<div><p>di dimensioni molto ridotte</p>\n\n\n\n\n\n<p>I <b>pigmei</b> sono un gruppo etnico diffuso in gran parte dell'Africa equatoriale. Sono di bassa statura (inferiore ai <span style=\"white-space:nowrap; display:inline-block\"><span style=\"white-space:nowrap; display:inline-block\">150&nbsp;cm</span>)</span> e caratterizzati da pelle scura, capelli crespi, naso schiacciato e cranio brachiomorfo.</p>\n<p>Il nome \"pigmeo\" deriva dal greco πυγμαιος <i>pygmâios</i> (\"alto un cubito\") che i Greci usavano per riferirsi a un leggendario popolo di nani, localizzato a sud dell'Egitto o in India, perennemente in guerra contro le cicogne (o le gru) che devastavano i loro campi.</p>\n<p>Per estensione, il nome \"pigmei\" viene indicato per riferirsi ad altri gruppi etnici di bassa statura, per esempio gli Andamanesi, i Semang della Malesia o i Negritos delle Filippine.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.180 seconds\nReal time usage: 0.449 seconds\nPreprocessor visited node count: 410/1000000\nPreprocessor generated node count: 3836/1500000\nPost‐expand include size: 5003/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1427/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 13/40\nExpensive parser function count: 3/500\nLua time usage: 0.003s\nLua memory usage: 465 KB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Pigmei\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Pigmei"},{"id":"tx-2","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":238.7,"end":268.7},"title":"Pigmei","text":"<p><a href=\"http://www.treccani.it/enciclopedia/pigmei_(Enciclopedia-Italiana)/\">Voce Pigmei nell&#39;Enciclopedia Treccani on line</a></p>\n\n<p>&nbsp;</p>\n"},{"id":"wk-3","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":287.7,"end":317.7},"art":"Foresta pluviale tropicale","lang":"it","wiki":"<div>\n\n<p>Le <b>foreste pluviali tropicali</b> sono un tipo di foresta pluviale localizzate nella fascia equatoriale della Terra. Sono comuni in Asia, Australia, Africa, Sud America, America Centrale, Messico meridionale e in numerose isole del Pacifico. Rappresentano il bioma terrestre con la massima biodiversità, dato che ospitano da sole circa una metà delle specie viventi animali e vegetali terrestri.</p>\n<p>Le foreste pluviali tropicali hanno uno scarso sottobosco, in quanto la luce del Sole difficilmente raggiunge il livello del suolo. Questo rende più agevole il movimento nella foresta per uomini e animali. Quando il tessuto forestale è interrotto, il suolo è rapidamente colonizzato da piante pioniere e da un fitto intreccio di liane e giovani alberi, denominato <i>giungla</i>.</p>\n<p>Le foreste pluviali tropicali sono considerate \"la più grande farmacia del pianeta\" in quanto circa un quarto dei principi attivi impiegati in farmacologia deriva da vegetali.</p>\n\n<p><br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.104 seconds\nReal time usage: 0.126 seconds\nPreprocessor visited node count: 103/1000000\nPreprocessor generated node count: 741/1500000\nPost‐expand include size: 515/2048000 bytes\nTemplate argument size: 158/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 6/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Foresta pluviale tropicale\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Foresta pluviale tropicale"},{"id":"wk-4","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":605,"end":635},"art":"Tripanosomiasi africana umana","lang":"it","wiki":"<div>\n\n<p>La <b>malattia del sonno</b> o <b>tripanosomiasi africana umana</b> (abbreviata in <b>TAU</b>) è una malattia tropicale diffusa solo nelle regioni equatoriali dell'Africa, nella fascia compresa tra il 15º parallelo nord e il 20º parallelo sud. Rappresenta uno dei maggiori problemi sanitari dell'Africa dopo AIDS, diarrea e malaria. Il nome \"malattia del sonno\" è dovuto al fatto che l'ultimo stadio della malattia è caratterizzata da apatia, sonnolenza e cachessia. Nell'ultima fase di questo stadio il malato non è più in grado di alzarsi né di mangiare.</p>\n<p>L'agente patogeno della TAU è un protozoo flagellato parassita, il <i><b>Tripanosoma brucei</b></i>.</p>\n<p>Esistono due varianti di TAU:</p>\n\n<p>Comunemente queste glossine vengono indicate con il nome di mosca tse-tse.</p>\n<p>Quando la mosca punge un soggetto già infetto diventa a sua volta infetta, e può trasmettere la malattia ad altri soggetti.</p>\n<p>Ogni anno vengono segnalati circa 40.000 nuovi casi ma il numero reale di casi dovrebbe aggirarsi in realtà intorno ai 300.000 annui. Si stima che il numero dei decessi annui si aggiri intorno ai 66.000 casi (dati OMS del 2003).</p>\n<p>Lo scarso interesse per questa malattia da parte della comunità internazionale fa sì che i casi vengono ancora oggi trattati con farmaci sviluppati a metà del secolo scorso, come Pentamide, Suramina e Melarsoprol. Questi medicinali presentano importanti effetti collaterali e scarsa efficacia terapeutica.</p>\n<p>Sono stati sviluppati più recentemente nuovi farmaci, ancora troppo cari e comunque non abbastanza efficaci.</p>\n<p>Inoltre manca una strategia efficace per il controllo della mosca responsabile della trasmissione. In passato la malattia fu efficacemente controllata, tanto che tra il 1960 ed il 1965 fu considerata \"quasi scomparsa\". Attualmente è ancora in corso un'epidemia che si considera iniziata al principio degli anni settanta (dato OMS 2003).</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1114\nCPU time usage: 0.084 seconds\nReal time usage: 0.101 seconds\nPreprocessor visited node count: 15/1000000\nPreprocessor generated node count: 87/1500000\nPost‐expand include size: 785/2048000 bytes\nTemplate argument size: 6/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 4/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Tripanosomiasi africana umana\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Tripanosomiasi africana umana"},{"id":"wk-5","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":686.7,"end":716.7},"art":"Manihot esculenta","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>La <i><b>Manihot esculenta</b></i> (Crantz), anche nota come <b>manioca</b>, <b>tapioca</b>, <b>cassava</b> o <b>yuca</b> (da non confondere però con la yucca, una pianta succulenta dell'America centrale), è una pianta della famiglia delle Euphorbiaceae originaria del Sudamerica. Ha una radice a tubero commestibile, e per questo motivo è coltivata in gran parte delle regioni tropicali e subtropicali del mondo. La radice di manioca è in effetti la terza più importante fonte di carboidrati nell'alimentazione umana mondiale nei Paesi tropicali, assieme all'igname e all'albero del pane, ed è una delle principali fonti di cibo per molte popolazioni africane. La radice viene preparata e cucinata in moltissimi diversi modi; tra l'altro, se ne ricava una fecola nota come tapioca. Tutte le varietà moderne di <i>M. esculenta</i> sono prodotto dell'addomesticamento e della selezione artificiale da parte dell'uomo.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.164 seconds\nReal time usage: 0.205 seconds\nPreprocessor visited node count: 377/1000000\nPreprocessor generated node count: 4881/1500000\nPost‐expand include size: 4262/2048000 bytes\nTemplate argument size: 702/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 8/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Manihot esculenta\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Manihot esculenta"},{"id":"wk-6","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":936.1,"end":966.1},"art":"Dzanga-Ndoki National Park","lang":"en","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/00/Central_African_Republic_relief_location_map.jpg/284px-Central_African_Republic_relief_location_map.jpg\"></div><br><div>\n<p>The <b>Dzanga-Ndoki National Park</b> is located in the south-west of the Central African Republic. Established in 1990, the national park is 1,143.26 square kilometres (441.42&nbsp;sq&nbsp;mi). The national park is split into two non-continuous sectors, the northern Dzanga sector (or Dzanga Park) <span class=\"nowrap\">49,500 ha</span> <span class=\"nowrap\">(122,317 acres)</span> and the southern Ndoki sector (or Ndoki Park) <span class=\"nowrap\">72,500 ha</span> <span class=\"nowrap\">(179,151 acres)</span>. Notable in the Dzanga sector is a gorilla density of 1.6 individuals/km², one of the highest densities ever reported for the Western lowland gorilla.</p>\n<p>Between the two sectors of the national park stretches the Dzanga-Sangha Special Reserve <span class=\"nowrap\">335,900 ha</span> <span class=\"nowrap\">(830,027 acres)</span>. The national park and the special reserve, each with its own protective status, are a part of the Dzanga-Sangha Complex of Protected Areas (DSPAC).<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1120\nCPU time usage: 0.980 seconds\nReal time usage: 1.053 seconds\nPreprocessor visited node count: 1753/1000000\nPreprocessor generated node count: 15286/1500000\nPost‐expand include size: 30799/2048000 bytes\nTemplate argument size: 4586/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 25/40\nExpensive parser function count: 1/500\nLua time usage: 0.038s\nLua memory usage: 861 KB\n-->\n</div><a href=\"http://en.wikipedia.org/wiki/Dzanga-Ndoki National Park\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Dzanga-Ndoki National Park"},{"id":"wk-7","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1002,"end":1032},"art":"Buphagus","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Le <b>bufaghe</b> (gen. <i><b>Buphagus</b></i>), o <b>uccelli-zecca</b>, sono degli uccelli che hanno la caratteristica di posarsi sul dorso di grossi animali da caccia africani. Qui si dimostrano essere di grande aiuto per rinoceronti, giraffe, ippopotami e antilopi, sia perché emettono gridi avvertendo se si trovano in pericolo, sia perché si nutrono di alcuni piccoli parassiti (come zecche, e mosche) nocivi all'animale ospite. 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Il mantello, impermeabile, è di colore bruno scuro nei maschi e rossiccio nelle femmine. In entrambi i sessi sono presenti strisce bianche sul mantello, con delle macchie bianche sul muso. I maschi presentano una criniera e delle corna affusolate che possono quasi raggiungere il metro di lunghezza.</p>\n<p>Gli zoccoli, lunghi e sottili, permettono al sitatunga di muoversi con facilità tra i papiri negli ambienti di palude. I sitatunga sono ottimi nuotatori tant'è che, per sfuggire ai predatori, sono soliti rifugiarsi in acqua, dove rimangono immersi lasciando affiorare in superficie solo le narici. Si tratta di animali solitari e crepuscolari (sebbene siano talvolta attivi anche di giorno).</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.160 seconds\nReal time usage: 0.203 seconds\nPreprocessor visited node count: 427/1000000\nPreprocessor generated node count: 5993/1500000\nPost‐expand include size: 5393/2048000 bytes\nTemplate argument size: 765/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Tragelaphus spekii\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Tragelaphus spekii"},{"id":"wk-9","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1122.9,"end":1152.9},"art":"Bitis gabonica","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>La <i><b>Bitis gabonica</b></i>, conosciuta anche come «la morte vestita a festa» per la colorazione particolare della sua livrea, è la più grande vipera esistente (2 metri di lunghezza per 11 kg)</p>\n<p>Sono state classificate due sottospecie di <b>vipera del Gabon</b> entrambe molto velenose:</p>\n\n<p>Il corpo, molto tozzo, può raggiungere una circonferenza di 40 cm. Si nutre di mammiferi e uccelli; attacca soltanto se si sente minacciata. La femmina partorisce anche 50 esemplari.</p>\n<p>La Vipera del Gabon ha i denti veleniferi più lunghi di qualsiasi altro serpente: possono raggiungere i 4,5cm. Il suo morso è estremamente doloroso ed il veleno, costituito da 35 proteine appartenenti a 12 famiglie di tossine, ha un effetto citotossico e un'azione anticoaugolante. Esiste un siero polivalente efficace per il veleno di questo rettile che va iniettato direttamente in vena.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.160 seconds\nReal time usage: 0.198 seconds\nPreprocessor visited node count: 454/1000000\nPreprocessor generated node count: 6055/1500000\nPost‐expand include size: 4341/2048000 bytes\nTemplate argument size: 657/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Bitis gabonica\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Bitis gabonica"},{"id":"wk-10","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1325.9,"end":1355.9},"art":"Philantomba monticola","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>cefalofo azzurro</b> (<i><b>Philantomba monticola</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Thunberg, 1789</span>) è un piccolo cefalofo diffuso nelle foreste dell'Africa centrale e delle regioni meridionali del Sudafrica.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nCPU time usage: 0.252 seconds\nReal time usage: 0.368 seconds\nPreprocessor visited node count: 487/1000000\nPreprocessor generated node count: 6271/1500000\nPost‐expand include size: 6302/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1179/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Philantomba monticola\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Philantomba monticola"}]}
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