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L'esercito della più grande potenza industriale d'Europa si scontrava con il ben più piccolo esercito polacco: l'esito dell'invasione era scontato, ma nonostante il risultato delle operazioni fosse prevedibile, non lo fu il modo in cui queste si svolsero.</p>\n<p>La campagna del 1939 fu il primo esempio di un nuovo metodo di condurre la guerra, per il quale gli strateghi di Berlino coniarono il termine \"guerra lampo\" (<i>Blitzkrieg</i>), dove le forze tedesche sperimentarono e misero a punto sul campo le tattiche di combattimento impiegate sul finire della prima guerra mondiale con la moderna tecnologia offerta dai carri armati, dagli aerei e dalle radiocomunicazioni, allo scopo di creare una nuova modalità di guerra caratterizzata dall'uso combinato di quelle nuove forze.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1286\nCached time: 20170124121917\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.088 seconds\nReal time usage: 0.118 seconds\nPreprocessor visited node count: 1590/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 53138/2097152 bytes\nTemplate argument size: 12823/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.015/10.000 seconds\nLua memory usage: 801 KB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 101.313 1 -total\n 56.76% 57.502 1 Template:Infobox_conflitto\n 50.65% 51.318 1 Template:Infobox\n 15.90% 16.113 2 Template:Campagna\n 15.89% 16.101 1 Template:CampagnaBox_Seconda_guerra_mondiale\n 15.50% 15.708 11 Template:Bandiera\n 14.64% 14.833 2 Template:Navbox\n 4.40% 4.460 1 Template:DEU_1933-1945\n 3.73% 3.784 1 Template:SVK_1939-1945\n 3.13% 3.168 1 Template:Campagna_di_Polonia\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna di Polonia\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Campagna di Polonia"},{"id":"wk-1","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":326,"end":356.1},"art":"Vittorio Emanuele III di Savoia","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9c/Victor_Emmanuel_III_of_Italy.jpg/183px-Victor_Emmanuel_III_of_Italy.jpg\"></div><br><div>\n\n<p><b>Vittorio Emanuele III</b> (<i>Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia</i>; Napoli, 11 novembre 1869 – Alessandria d'Egitto, 28 dicembre 1947) fu re d'Italia (dal 1900 al 1946), imperatore d'Etiopia (dal 1936 al 1941), primo maresciallo dell'Impero (dal 4 aprile 1938) e re d'Albania (dal 1939 al 1943). Abdicò il 9 maggio 1946 e gli succedette il figlio Umberto II.</p>\n<p>Figlio di Umberto I di Savoia e di Margherita di Savoia, ricevette alla nascita il titolo di principe di Napoli, nell'evidente intento di sottolineare l'unità nazionale, raggiunta da poco.</p>\n<p>Il suo lungo regno (quarantasei anni) vide, oltre alle due guerre mondiali, l'introduzione del suffragio universale maschile (1912), delle prime importanti forme di protezione sociale, il declino e il crollo dello Stato liberale (1900-1922), la nascita e il crollo dello Stato fascista (1925-1943), la composizione della Questione romana (1929), il raggiungimento dei massimi confini territoriali dell'Italia unita, le maggiori conquiste in ambito coloniale (Libia ed Etiopia). Morì quasi due anni dopo la caduta del Regno d'Italia. 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Forti di questi rinforzi, gli austro-ungarici, con l'apporto di reparti d'élite tedeschi, sfondarono le linee tenute dalle truppe italiane che, impreparate ad una guerra difensiva e duramente provate dalle precedenti undici battaglie dell'Isonzo, non ressero all'urto e dovettero ritirarsi fino al fiume Piave.</p>\n<p>La sconfitta portò alla sostituzione del generale Luigi Cadorna, che aveva imputato l'esito infausto della battaglia alla viltà dei suoi soldati, con Armando Diaz. Le unità italiane si riorganizzarono abbastanza velocemente e fermarono le truppe austro-ungariche e tedesche nella successiva prima battaglia del Piave riuscendo a difendere ad oltranza la nuova linea difensiva.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1116\nCPU time usage: 0.576 seconds\nReal time usage: 0.639 seconds\nPreprocessor visited node count: 1300/1000000\nPreprocessor generated node count: 15119/1500000\nPost‐expand include size: 40729/2048000 bytes\nTemplate argument size: 11220/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.033s\nLua memory usage: 709 KB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia di Caporetto\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Battaglia di Caporetto"},{"id":"wk-4","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":527,"end":557.7},"art":"Pietro Badoglio","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/3/34/Pietro_Badoglio.jpg/225px-Pietro_Badoglio.jpg\"></div><br><div>\n\n<p><b>Pietro Badoglio</b> (Grazzano Monferrato, 28 settembre 1871 – Grazzano Badoglio, 1º novembre 1956) è stato un generale e politico italiano, maresciallo d'Italia, senatore e Capo del Governo dal 25 luglio 1943 all'8 giugno 1944. Fu nominato marchese del Sabotino <i>motu proprio</i> dal re Vittorio Emanuele e duca di Addis Abeba. Membro del PNF, dopo la deposizione di Mussolini guidò un governo di coalizione che condusse il paese all'armistizio. 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Nata dalle ceneri della <i>Reichswehr</i>, nel corso del primo dopoguerra, in seguito alla sconfitta della Germania nel secondo conflitto mondiale, fu poi sostituita dalla <i>Bundeswehr</i> nella Repubblica Federale di Germania e dalla <i>Nationale Volksarmee</i> nella Repubblica Democratica Tedesca a seguito alla divisione della Germania in est e ovest nel secondo dopoguerra.</p>\n<p>La Wehrmacht era costituita da tre forze armate:</p>\n\n<p>ed era sottoposta ad un comando supremo denominato <i>Oberkommando der Wehrmacht</i> (OKW), cui sottostavano i comandi supremi delle tre forze armate, che tuttavia godevano di larga autonomia. Il primo comandante in capo della Wehrmacht fu il feldmaresciallo Werner von Blomberg che venne destituito nel 1938 dal Führer Adolf Hitler che assunse da quel momento anche la guida suprema delle forze armate tedesche. La Wehrmacht, che acquisì una formidabile reputazione di efficienza bellica durante la seconda guerra mondiale ed occupò per un certo periodo di tempo gran parte dell'Europa, viene considerata la più grande forza combattente della storia tedesca e quella dotata di maggior potere rispetto a qualsiasi altra precedente formazione militare germanica.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1124\nCPU time usage: 0.500 seconds\nReal time usage: 0.546 seconds\nPreprocessor visited node count: 779/1000000\nPreprocessor generated node count: 5099/1500000\nPost‐expand include size: 11322/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2519/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.022s\nLua memory usage: 587 KB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Wehrmacht\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Wehrmacht"},{"id":"wk-6","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":655,"end":685},"art":"Clara Petacci","lang":"it","wiki":"<div>\n<p><b>Clarice Petacci</b> conosciuta come <b>Clara</b> o <b>Claretta</b> (Roma, 28 febbraio 1912 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) è nota per essere stata amante di Benito Mussolini, da lei idolatrato fin dall'infanzia. 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Vi ha sede il Museo nazionale di Palazzo Venezia e, al n. 3 della omonima piazza, la Biblioteca di Archeologia e Storia dell'Arte. Dal dicembre 2014 Palazzo Venezia è divenuta la sede del Polo Museale del Lazio.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1121\nCached time: 20151021103222\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.095 seconds\nReal time usage: 0.128 seconds\nPreprocessor visited node count: 496/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 9684/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1226/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 1/500\nLua time usage: 0.025/10.000 seconds\nLua memory usage: 962 KB/50 MB\nNumber of Wikibase entities loaded: 1-->\n\n<!-- \nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 96.699 1 - -total\n 67.30% 65.077 1 - Template:Edificio_civile\n 32.48% 31.410 2 - Template:Nota_disambigua\n 29.36% 28.389 1 - Template:Coord\n 27.27% 26.368 3 - Template:Str_find\n 18.67% 18.049 1 - Template:Band_dip\n 6.67% 6.448 1 - Template:Bandiera\n 5.18% 5.011 1 - Template:Str_endswith\n 3.42% 3.307 1 - Template:Sigla_dipendenza\n 2.56% 2.479 7 - Template:Naz/ITA\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo Venezia\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Palazzo Venezia"},{"id":"wk-8","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":869,"end":899.5},"art":"Dino Grandi","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/d/d8/DinoGrandi.jpg/225px-DinoGrandi.jpg\"></div><br><div>\n<p><b>Dino Grandi</b> conte di Mordano (Mordano, 4 giugno 1895 – Bologna, 21 maggio 1988) è stato un politico e diplomatico italiano, ministro degli Affari Esteri, Ministro Guardasigilli e ambasciatore a Londra.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1192\nCPU time usage: 0.156 seconds\nReal time usage: 0.186 seconds\nPreprocessor visited node count: 536/1000000\nPreprocessor generated node count: 4199/1500000\nPost‐expand include size: 3199/2048000 bytes\nTemplate argument size: 748/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 6/40\nExpensive parser function count: 13/500\nLua time usage: 0.030s\nLua memory usage: 1.26 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Dino Grandi\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Dino Grandi"},{"id":"wk-9","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":942.1,"end":972.1},"art":"Ettore Bastico","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/be/Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1890).svg/50px-Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1890).svg.png\"></div><br><div>\n\n\n\n<p><b>Ettore Bastico</b> (Bologna, 9 aprile 1876 – Roma, 2 dicembre 1972) è stato un generale italiano.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1121\nCPU time usage: 0.488 seconds\nReal time usage: 0.538 seconds\nPreprocessor visited node count: 1542/1000000\nPreprocessor generated node count: 7619/1500000\nPost‐expand include size: 12374/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2891/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 6/40\nExpensive parser function count: 10/500\nLua time usage: 0.070s\nLua memory usage: 1.38 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Ettore Bastico\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Ettore Bastico"},{"id":"wk-10","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":1021,"end":1051.1},"art":"Papa Pio XII","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/9/90/Pio_XII_Pacelli.jpg/250px-Pio_XII_Pacelli.jpg\"></div><br><div>\n\n<p><b>Papa</b> <b>Pio XII</b>, detto <i>Pastor Angelicus</i> (in latino: <i>Pius PP. XII</i>, nato <b>Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli</b> Roma, 2 marzo 1876 – Castel Gandolfo, 9 ottobre 1958), è stato il 260º papa della Chiesa cattolica e 2º sovrano dello Stato della Città del Vaticano (dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958). Nel 1990, a conclusione della prima fase di beatificazione, ha ricevuto il titolo di Servo di Dio. 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Noto statista, oratore e stratega, Churchill fu inoltre un ufficiale dell'esercito britannico. Autore prolifico, vinse il Premio Nobel per la Letteratura nel 1953 per i suoi scritti storici.</p>\n<p>Durante la sua carriera nell'esercito, Churchill combatté con il corpo di spedizione chiamato Malakand Field Force nella battaglia di Omdurman in Sudan e durante la seconda guerra boera in Sudafrica. In questo periodo riuscì inoltre a raggiungere la fama come corrispondente di guerra.</p>\n<p>Sulla scena politica per quasi sessant'anni, ricoprì numerose cariche politiche e di governo. Nei primi anni del Novecento, durante i governi liberali, fu a capo del Ministero per il commercio e l'industria (<i>Board of Trade</i>) e Segretario di Stato per gli Affari interni (<i>Home Secretary</i>).</p>\n<p>Durante la prima guerra mondiale fu Primo Lord dell'Ammiragliato e Ministro delle Munizioni (il ministero che sovrintendeva alla produzione bellica). Combatté anche con l'esercito sul fronte occidentale e comandò il <i>6th Battalion of the Royal Scots Fusiliers</i>. Nel periodo tra le due guerre fu Ministro della Guerra e dell'Aviazione, Ministro delle Colonie e Cancelliere dello Scacchiere (il Ministro delle Finanze britannico).</p>\n<p>Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, Churchill fu nominato Primo Lord dell'Ammiragliato. Successivamente in seguito alle dimissioni di Neville Chamberlain il 10 maggio 1940, divenne Primo Ministro del Regno Unito e guidò la Gran Bretagna alla vittoria contro le Potenze dell'Asse. I suoi discorsi furono di grande ispirazione alle forze alleate impegnate in combattimento. Dopo la sconfitta alle elezioni del 1945, Churchill divenne leader dell'opposizione. Nel 1951 divenne nuovamente Primo Ministro fino al ritiro definitivo dalla scena politica nel 1955. Alla sua morte la Regina gli concesse gli onori del funerale di stato, al quale parteciparono un gran numero di statisti.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1190\nCPU time usage: 0.312 seconds\nReal time usage: 0.364 seconds\nPreprocessor visited node count: 1121/1000000\nPreprocessor generated node count: 7102/1500000\nPost‐expand include size: 14370/2048000 bytes\nTemplate argument size: 5198/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 19/500\nLua time usage: 0.034s\nLua memory usage: 1.28 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Winston Churchill\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Winston Churchill"},{"id":"wk-12","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":1178.6,"end":1208.6},"art":"Battaglia di Stalingrado","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/ae/Bundesarchiv_Bild_183-R76619,_Russland,_Kesselschlacht_Stalingrad.jpg/250px-Bundesarchiv_Bild_183-R76619,_Russland,_Kesselschlacht_Stalingrad.jpg\"></div><br><div>\n\n\n<p>Con il termine <b>battaglia di Stalingrado</b> (in russo: <span dir=\"ltr\" lang=\"ru\" xml:lang=\"ru\">сталинградская битва</span>, traslitterato: <span dir=\"ltr\" lang=\"ru\" xml:lang=\"ru\">Stalingradskaja bitva</span>, in tedesco <i>Schlacht von Stalingrad</i>) si intendono i duri combattimenti svoltisi durante la seconda guerra mondiale che, tra l'estate del 1942 ed il 2 febbraio 1943, opposero i soldati dell'Armata Rossa alle forze tedesche, italiane, rumene ed ungheresi per il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga e dell'importante centro politico ed economico di Stalingrado (oggi Volgograd), sul fronte orientale. La battaglia, iniziata nell'estate 1942 con l'avanzata delle truppe dell'Asse fino al Don e al Volga, ebbe termine nell'inverno 1943, dopo una serie di fasi drammatiche e sanguinose, con l'annientamento della 6ª Armata tedesca rimasta circondata a Stalingrado e con la distruzione di gran parte delle altre forze germaniche e dell'Asse impegnate nell'area strategica meridionale del fronte orientale.</p>\n<p>Questa lunga e gigantesca battaglia segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania nazista e dei suoi alleati e satelliti, nonché l'inizio dell'avanzata sovietica verso ovest che sarebbe terminata due anni dopo con la conquista del palazzo del Reichstag e la morte di Hitler nel bunker della Cancelleria durante la battaglia di Berlino.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1201\nCPU time usage: 0.440 seconds\nReal time usage: 0.515 seconds\nPreprocessor visited node count: 1490/1000000\nPreprocessor generated node count: 15430/1500000\nPost‐expand include size: 49162/2048000 bytes\nTemplate argument size: 18645/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.024s\nLua memory usage: 838 KB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia di Stalingrado\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Battaglia di Stalingrado"},{"id":"wk-13","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":1240.3,"end":1270.3},"art":"Partito d'Azione","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/48/Flag_of_Giustizia_e_Liberta.svg/250px-Flag_of_Giustizia_e_Liberta.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>Il <b>Partito d'Azione</b>, conosciuto anche con la sigla <b>PdA</b>, è stato un partito politico italiano, che trasse il nome dall'omonimo partito fondato da Giuseppe Mazzini nel 1853 e sciolto nel 1867 e che aveva avuto tra i suoi obiettivi le elezioni a suffragio universale, la libertà di stampa e di pensiero, la responsabilizzazione dei Governi nei confronti del popolo.</p>\n<p>Il <b>Partito d'Azione</b> rinacque il 4 giugno del 1942 nell'abitazione romana di Federico Comandini. Di orientamento radicale, repubblicano, socialista liberale e socialdemocratico, ebbe vita breve e si sciolse nel 1947. 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Nel gennaio 1925 assunse <i>de facto</i> poteri dittatoriali e dal dicembre dello stesso anno acquisì il titolo di Capo del governo primo ministro segretario di Stato. Dopo la guerra d'Etiopia, aggiunse, al titolo di Duce, quello di \"Fondatore dell'Impero\". Divenne Primo Maresciallo dell'Impero il 30 marzo 1938 e fu capo della Repubblica Sociale Italiana dal settembre 1943 al 27 aprile 1945.</p>\n<p>Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, e direttore del quotidiano socialista <i>Avanti!</i> dal 1912. Convinto anti-interventista negli anni della guerra italo-turca e in quelli precedenti la prima guerra mondiale, nel 1914 cambiò radicalmente opinione, dichiarandosi a favore dell'intervento in guerra. Trovatosi in netto contrasto con la linea del partito, si dimise dalla direzione dell'<i>Avanti!</i> e fondò <i>Il Popolo d'Italia</i>, schierato su posizioni interventiste, venendo quindi espulso dal PSI. Nell'immediato dopoguerra, cavalcando lo scontento per la \"vittoria mutilata\", fondò i Fasci italiani di combattimento (1919), poi divenuti Partito Nazionale Fascista nel 1921, e si presentò al Paese con un programma politico nazionalista e radicale.</p>\n<p>Nel contesto di forte instabilità politica e sociale successivo alla Grande Guerra, puntò alla presa del potere; forzando la mano delle istituzioni, con l'aiuto di atti di squadrismo e d'intimidazione politica che culminarono il 28 ottobre 1922 con la Marcia su Roma, Mussolini ottenne l'incarico di costituire il Governo (30 ottobre), a 39 anni il più giovane a conseguire l'incarico dall'unità d'Italia ad oggi (2013). Dopo il contestato successo alle elezioni politiche del 1924, instaurò nel gennaio 1925 la dittatura, risolvendo con forza la delicata situazione venutasi a creare dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Negli anni successivi consolidò il regime, affermando la supremazia del potere esecutivo, trasformando il sistema amministrativo e inquadrando le masse nelle organizzazioni di partito.</p>\n<p>Nel 1935, Mussolini decise di occupare l'Etiopia, provocando l'isolamento internazionale dell'Italia. Appoggiò quindi i franchisti nella Guerra civile spagnola e si avvicinò alla Germania Nazista di Adolf Hitler, con il quale stabilì un legame che culminò con il Patto d'Acciaio nel 1939. È in questo periodo che furono approvate in Italia le leggi razziali.</p>\n<p>Nel 1940, ritenendo ormai prossima la vittoria delle Potenze dell'Asse, fece entrare l'Italia nella seconda guerra mondiale al fianco della Germania. In seguito alle disfatte subite dalle Forze Armate italiane e alla messa in minoranza durante il Gran consiglio del fascismo (ordine del giorno Grandi del 24 luglio 1943), fu arrestato per ordine del Re (25 luglio) e successivamente tradotto a Campo Imperatore. Liberato dai tedeschi, e ormai in balia delle decisioni di Hitler, instaurò nell'Italia settentrionale la Repubblica Sociale Italiana. In seguito alla definitiva sconfitta delle forze italotedesche, abbandonò Milano la sera del 25 aprile 1945, dopo aver invano cercato di trattare la resa. Il tentativo di fuga si concluse il 27 aprile con la cattura da parte dei partigiani a Dongo, sul Lago di Como. Fu fucilato il giorno seguente insieme alla sua amante Claretta Petacci.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1189\nCPU time usage: 0.360 seconds\nReal time usage: 0.423 seconds\nPreprocessor visited node count: 1372/1000000\nPreprocessor generated node count: 7063/1500000\nPost‐expand include size: 17256/2048000 bytes\nTemplate argument size: 6338/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 6/40\nExpensive parser function count: 10/500\nLua time usage: 0.029s\nLua memory usage: 1.24 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Benito Mussolini\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Benito Mussolini"},{"id":"wk-15","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":1768,"end":1797},"art":"Giuseppe Bastianini","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/b/be/Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1890).svg/50px-Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1890).svg.png\"></div><br><div>\n\n<p><b>Giuseppe Bastianini</b> (Perugia, 8 marzo 1899 – Milano, 17 dicembre 1961) è stato un politico e diplomatico italiano.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1200\nCached time: 20151021113147\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.170 seconds\nReal time usage: 0.201 seconds\nPreprocessor visited node count: 1019/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 7703/2097152 bytes\nTemplate argument size: 2192/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 6/40\nExpensive parser function count: 13/500\nLua time usage: 0.075/10.000 seconds\nLua memory usage: 1.63 MB/50 MB\nNumber of Wikibase entities loaded: 1-->\n\n<!-- \nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 157.560 1 - -total\n 73.80% 116.282 1 - Template:Bio\n 20.45% 32.218 1 - Template:Carica_pubblica\n 11.29% 17.782 10 - Template:Carica_pubblica/Carica\n 5.53% 8.719 1 - Template:Membro_delle_istituzioni_italiane\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe Bastianini\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Giuseppe Bastianini"},{"id":"wk-16","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":1863,"end":1892},"art":"Ugo La Malfa","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/3/37/Ugo_La_Malfa.jpg/151px-Ugo_La_Malfa.jpg\"></div><br><div>\n\n\n<p><b>Ugo La Malfa</b> (Palermo, 16 maggio 1903 – Roma, 26 marzo 1979) è stato un politico italiano.</p>\n<p>Con un passato antifascista, fu tra i fondatori del Partito d'Azione nel 1942 e ministro dei trasporti sotto Ferruccio Parri. Eletto nel 1946 all'Assemblea Costituente nelle file della Concentrazione Democratica Repubblicana, da lui fondata con lo stesso Parri, portò il partito a confluire nel Partito Repubblicano Italiano nel medesimo anno.</p>\n<p>Ininterrottamente deputato dal 1948 fino alla morte, fu ministro del commercio con l'estero nel sesto e settimo governo De Gasperi, ministro del bilancio nel quarto governo Fanfani, ministro del tesoro nel quarto governo Rumor e vicepresidente del Consiglio dei ministri del quarto governo Moro.</p>\n<p>Fu anche segretario del Partito Repubblicano Italiano dal 1965 al 1975 e suo presidente dal 1975 al 1979.</p>\n<p>Suo figlio è Giorgio La Malfa.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1221\nCached time: 20170124080901\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.128 seconds\nReal time usage: 0.167 seconds\nPreprocessor visited node count: 1545/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 27995/2097152 bytes\nTemplate argument size: 8137/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 14/500\nLua time usage: 0.075/10.000 seconds\nLua memory usage: 2.63 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 131.767 1 -total\n 56.72% 74.732 1 Template:Bio\n 33.84% 44.586 1 Template:Carica_pubblica\n 9.34% 12.310 1 Template:NN\n 8.36% 11.017 8 Template:Carica_pubblica/Carica\n 8.29% 10.923 1 Template:Avviso\n 3.98% 5.248 1 Template:Categorie_avviso\n 2.18% 2.872 1 Template:Box_immagine\n 1.55% 2.041 1 Template:Campo_elenco\n 1.40% 1.840 1 Template:Icona_lavoro\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Ugo La Malfa\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Ugo La Malfa"},{"id":"wk-17","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":2009,"end":2039.5},"art":"Wilhelm Keitel","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/49/Bundesarchiv_Bild_183-H30220,_Wilhelm_Keitel.jpg/250px-Bundesarchiv_Bild_183-H30220,_Wilhelm_Keitel.jpg\"></div><br><div>\n<p><b>Wilhelm Keitel</b> (Helmscherode, 22 settembre 1882 – Norimberga, 16 ottobre 1946) è stato un generale (feldmaresciallo) tedesco. Fu il capo dell'Oberkommando della Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale e uno dei principali imputati al processo di Norimberga, dove venne giudicato colpevole per crimini di guerra e contro l'umanità e condannato a morte.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1122\nCached time: 20151021113316\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.247 seconds\nReal time usage: 0.314 seconds\nPreprocessor visited node count: 341/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 7551/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1760/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 11/500\nLua time usage: 0.122/10.000 seconds\nLua memory usage: 1.75 MB/50 MB\nNumber of Wikibase entities loaded: 1-->\n\n<!-- \nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 230.662 1 - -total\n 57.70% 133.082 1 - Template:Bio\n 42.23% 97.412 1 - Template:Militare\n 35.08% 80.920 1 - Template:Infobox\n 2.34% 5.402 1 - Template:Str_left\n 1.92% 4.426 1 - Template:Icona_forza_armata\n 1.26% 2.901 1 - Template:Cn2\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Wilhelm Keitel\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Wilhelm Keitel"},{"id":"wk-18","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":2568,"end":2597},"art":"Gran consiglio del fascismo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/95/Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1929-1943).svg/125px-Lesser_coat_of_arms_of_the_Kingdom_of_Italy_(1929-1943).svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>Gran consiglio del fascismo</b>, fondato nel 1922, fu il massimo organo del Partito Nazionale Fascista e, in seguito, massimo organo costituzionale del Regno d'Italia. Le sue sedute, che erano a porte chiuse, si tenevano solitamente a palazzo Venezia, Roma, sede dal giugno 1923 della Presidenza del Consiglio dei ministri.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1207\nCached time: 20170124121213\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.104 seconds\nReal time usage: 0.148 seconds\nPreprocessor visited node count: 630/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 8315/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1181/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.050/10.000 seconds\nLua memory usage: 2.09 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 139.874 1 -total\n 70.62% 98.780 1 Template:Organo_governativo\n 64.23% 89.843 1 Template:Infobox\n 37.84% 52.923 2 Template:Wikidata\n 19.51% 27.283 1 Template:Treccani\n 17.33% 24.237 1 Template:Cita_testo\n 4.99% 6.982 1 Template:ITA_1861-1946\n 4.11% 5.744 1 Template:Bandiera\n 3.16% 4.427 1 Template:Controllo_Wikidata\n 1.98% 2.763 3 Template:Immagine_sinottico\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Gran consiglio del fascismo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Gran consiglio del fascismo"},{"id":"wk-19","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":2705,"end":2735.6},"art":"Albert Kesselring","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/0f/Bundesarchiv_Bild_183-R93434,_Albert_Kesselring.jpg/204px-Bundesarchiv_Bild_183-R93434,_Albert_Kesselring.jpg\"></div><br><div>\n<p><b>Albert Konrad Kesselring</b> (Marktsteft, 30 novembre 1885 – Bad Nauheim, 16 luglio 1960) è stato un generale tedesco con il grado di feldmaresciallo. Dopo aver prestato servizio in artiglieria durante la prima guerra mondiale, entrò a far parte della nuova Luftwaffe di cui fu uno dei principali organizzatori. Durante la seconda guerra mondiale comandò con notevole efficacia flotte aeree nel corso dell'invasione della Polonia, della Campagna di Francia, nella battaglia d'Inghilterra e dell'operazione Barbarossa. Durante queste campagne diresse una serie di incursioni aeree contro agglomerati urbani nemici.</p>\n<p>Nel novembre 1941 divenne comandante in capo tedesco dello scacchiere Sud ed ebbe il comando generale delle operazioni nel Mediterraneo, che includevano anche le operazioni in Nordafrica. Mentre la collaborazione con il generale Erwin Rommel fu spesso difficile, in generale seppe mantenere buoni rapporti con i dirigenti politico-militari italiani. Dall'estate 1943, e soprattutto dopo l'8 settembre 1943, assunse il comando supremo di tutte le forze tedesche in Italia e condusse con grande abilità la lunga campagna difensiva contro gli Alleati. Per la sua direzione militare in Italia è stato considerato da molti storici uno dei migliori generali tedeschi della seconda guerra mondiale. Verso la fine della guerra, dal marzo 1945, comandò le forze germaniche sul fronte occidentale senza poter evitare la resa finale.</p>\n<p>Kesselring mantenne il controllo dell'Italia occupata con grande durezza, represse il movimento di Resistenza e fu responsabile di numerosi crimini di guerra, per questo fu processato dagli Alleati e condannato a morte, sentenza poi commutata in ergastolo per intervento del governo britannico. Fu in seguito rilasciato nel 1952 senza aver mai rinnegato la sua lealtà ad Adolf Hitler. Pubblicò in seguito le sue memorie intitolate <i>Soldat bis zum letzten Tag</i> (Soldato sino all'ultimo giorno)</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1143\nCached time: 20151021124403\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.243 seconds\nReal time usage: 0.283 seconds\nPreprocessor visited node count: 465/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 11757/2097152 bytes\nTemplate argument size: 3026/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 12/500\nLua time usage: 0.117/10.000 seconds\nLua memory usage: 1.7 MB/50 MB\nNumber of Wikibase entities loaded: 1-->\n\n<!-- \nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 201.025 1 - -total\n 61.55% 123.739 1 - Template:Bio\n 38.37% 77.143 1 - Template:Infobox_militare\n 32.41% 65.162 1 - Template:Infobox\n 1.67% 3.356 1 - Template:Icona_forza_armata\n 1.49% 2.988 1 - Template:Cn2\n 1.34% 2.689 1 - Template:Str_left\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Albert Kesselring\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Albert Kesselring"},{"id":"wk-20","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":2974,"end":3006},"art":"OVRA","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/ad/Flag_of_Italy_(1861-1946).svg/20px-Flag_of_Italy_(1861-1946).svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>L'<b>OVRA</b> è stata la polizia segreta dell'Italia fascista dal 1930 al 1943 e nella Repubblica Sociale Italiana dal 1943 al 1945. Il termine OVRA viene però comunemente utilizzato per riferirsi, più genericamente, alla polizia politica fascista attiva anche in precedenza, in particolare da dopo il 1926 (leggi fascistissime).</p>\n<p>Compito dell'OVRA era la vigilanza e la repressione di organizzazioni sovversive, giornali contro lo Stato e gruppi di stranieri. Fu la \"seconda\" polizia politica fascista dopo la cosiddetta <i>Čeka fascista</i>, che Mussolini aveva creato ispirandosi alla polizia segreta sovietica; ricomposta e potenziata alla fine del 1926 per opera del capo della Polizia di Stato, Arturo Bocchini.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1225\nCached time: 20151021124124\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.065 seconds\nReal time usage: 0.078 seconds\nPreprocessor visited node count: 661/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 10868/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1984/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.008/10.000 seconds\nLua memory usage: 522 KB/50 MB\nNumber of Wikibase entities loaded: 0-->\n\n<!-- \nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 49.065 1 - -total\n 86.97% 42.671 1 - Template:Infobox_unità_militare\n 75.19% 36.893 1 - Template:Infobox\n 14.30% 7.014 2 - Template:RSI\n 12.85% 6.303 1 - Template:Citazione\n 10.31% 5.061 1 - Template:Bandiera\n 5.57% 2.735 4 - Template:Infobox_unità_militare/Colore\n 4.58% 2.246 7 - Template:Naz/RSI\n 4.14% 2.032 2 - Template:ITA_1861-1946\n 3.31% 1.625 1 - Template:Cn2\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/OVRA\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"OVRA"},{"id":"wk-21","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":3437,"end":3466},"art":"Residenza di Mussolini a Villa Torlonia","lang":"it","wiki":"<div>\n\n<p>Benito Mussolini abitò a Villa Torlonia dal 22 luglio 1925 al 25 luglio 1943 mediante un invito di Giovanni Torlonia junior che la affittò alla cifra simbolica di una lira. Mussolini con la sua famiglia si trasferì al Casino Nobile, invece il principe si trasferì alla Casina delle Civette. Mussolini e la sua famiglia occuparono tutti i piani dell'edificio mantenendo per gran parte l'arredamento originale: Mussolini dormiva nella stanza del principe sita al primo piano, mentre la moglie Rachele Guidi nella stanza opposta a questa, invece i figli di Mussolini ed il personale dimoravano al terzo piano. Lo studio di Mussolini era attiguo alla camera da letto mentre i salottini al piano terra venivano usati da tutta la famiglia per le attività di studio e per ricevere gli ospiti anche se raramente veniva ospitata gente di fama dato che, come affermava Romano Mussolini, il duce desiderava una certa riservatezza ed intimità entro la propria abitazione. La sala da ballo, oltre a qualche ricevimento, degno di nota di quello di Mahatma Gandhi del 1930, fu utilizzata anche per delle proiezioni cinematografiche private.</p>\n<p>Le cucine erano site nel seminterrato che furono ammodernate da donna Rachele, mentre il lavatoio e gli altri servizi erano posti nel sottotetto.</p>\n<p>Gli unici interventi nel palazzo voluti da Mussolini furono la realizzazione di due bagni, uno per lui ed uno per la moglie, e la costruzione di due bunker. I due bagni sono siti entro la struttura in muratura sulla veranda, anch'essa voluta da Mussolini, che metteva in comunicazione le due stanze da letto di Mussolini e di Rachele. Sia questa muratura, sia i due bagni, col recente restauro sono stati demoliti, questo per recuperare la struttura originaria della facciata meridionale e per ridonare la luce alla sala da ballo che, col relativo finestrone centinato di Giuseppe Valadier era stato completamente coperto dai due bagni.</p>\n<p>Quando scoppiò la guerra, la residenza nella Villa fu a rischio. Così si decise di cercare rifugio nelle cantine che furono munite all'uopo di porte di acciaio, di filtro antigas e di tutti i comfort, ma ben presto Mussolini si rese conto che la cantina e il palazzo erano troppo distanti, così decise di far costruire uno dei bunker in uno dei locali del seminterrato, che ebbe 120 centimetri di spessore dei muri di cemento armato, ma l'aumento delle incursioni aeree fece decidere a Mussolini la costruzione di un altro bunker a 6,50 metri sotto terra, per accedere al quale bisognava scendere una ripida scalinata sul lato orientale del seminterrato. Il bunker era di forma cilindrica, per contrastare meglio le sollecitazioni estreme che gli avrebbero causato le bombe, costruito in cemento armato con muratura spessa circa quattro metri, attualmente visibile in parte.</p>\n<p>Il bunker era composto da più bracci disposti a croce con due uscite di sicurezza; attraverso la prima, mediante una scala a pioli, ci si immetteva in una sala ipogea e attraverso l'altra si usciva lungo il muro laterale sul lato della tribuna con fontana.</p>\n<p>Tuttavia il secondo bunker non fu mai terminato perché Mussolini fu costretto a fuggire dalla villa per via dell'ascesa al potere del governo Badoglio. Ad ogni modo il bunker venne utilizzato dagli altri abitanti della villa e del quartiere circostante durante l'occupazione tedesca. Col restauro il bunker è stato dipinto, illuminato e reso percorribile tramite una pedana lignea.</p>\n<p>Il Casino Nobile non fu l'unico palazzo abitato da Mussolini. Alla morte di Giovanni Junior, infatti, Mussolini chiese agli eredi di poter utilizzare il Villino Medievale come alloggio per il figlio Vittorio e lo rese più confortevole. D'altronde il Villino Medievale fu affittato in precedenza dall'istituto L.U.C.E. che aveva allestito nella Limonaia un cinematografo. Nella sala cinematografica vennero proiettati i cinegiornali ed i film tre volte a settimana con spettatori Mussolini, la sua famiglia e gli abitanti della villa. La Limonaia fu usata anche per la Befana fascista alla presenza di Rachele Mussolini e altre feste e cerimonie pubbliche e private.</p>\n<p>Inoltre, Mussolini chiese ai Torlonia di usare anche il Casino dei Principi per la vedova del proprio figlio Bruno deceduto in un incidente aereo. Anche in questo palazzo furono adottate alcune modifiche.</p>\n<p>Davanti al Casino Nobile fu costituita una zona di gioco per i figli di Mussolini. Il Campo dei Tornei fu trasformato in campo da tennis ed ove era un laghetto fu fatto costruire da Mussolini un galoppatoio.</p>\n<p>Donna Rachele, in tutta Italia fece adibire alcuni appezzamenti di terreno ad \"Orti di guerra\" per far rimediare le famiglie italiane alle ristrettezze economiche dovute alla guerra e creare prodotti destinati all'autosufficienza. Nel periodo della guerra Rachele Mussolini fece piantare a Villa Torlonia delle patate, l'insalata, delle viti e del granoturco. Inoltre, presso le Scuderie Vecchie fece installare un pollaio, un porcile ed una stalla per conigli.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1228\nCached time: 20170124080918\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.008 seconds\nReal time usage: 0.017 seconds\nPreprocessor visited node count: 12/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 400/2097152 bytes\nTemplate argument size: 55/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 3/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 1.385 1 Template:Torna_a\n100.00% 1.385 1 -total\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Residenza di Mussolini a Villa Torlonia\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Residenza di Mussolini a Villa Torlonia"},{"id":"wk-22","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":3564,"end":3594.2},"art":"Rodolfo Graziani","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/f/f4/Rodolfo_Graziani_1.jpg/225px-Rodolfo_Graziani_1.jpg\"></div><br><div>\n\n\n<p><b>Rodolfo Graziani</b> (Filettino, 11 agosto 1882 – Roma, 11 gennaio 1955) è stato un generale e politico italiano.</p>\n<p>Venne impiegato nel Regio esercito italiano durante la prima e seconda guerra mondiale. Fu uno dei più importanti gerarchi del fascismo italiano. Operò nella guerre coloniali italiane: nella \"riconquista\" della Libia (1921-1931) e durante la Guerra d'Etiopia e nella successiva repressione della guerriglia abissina (1935-1937).</p>\n<p>Durante la seconda guerra mondiale divenne governatore e comandante superiore in Libia ma venne duramente sconfitto dall'esercito britannico (1940-1941) e sostituito. Dopo un periodo di ritiro accettò da Mussolini l'incarico, nella costituenda Repubblica Sociale Italiana, di Ministro della Guerra che mantenne fino al crollo finale del 1945, prendendo parte alla lotta contro la Resistenza italiana ed ai tentativi di costituire il nuovo esercito fascista nell'ambito della RSI.</p>\n<p>Venne inserito dall'ONU nella lista dei criminali di guerra (per l'uso di gas tossici e bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa) su richiesta dell'Etiopia, ma non venne mai processato. Fu invece processato e condannato a 19 anni di carcere per collaborazionismo, ma scontati quattro mesi fu scarcerato.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1202\nCPU time usage: 0.356 seconds\nReal time usage: 0.399 seconds\nPreprocessor visited node count: 1422/1000000\nPreprocessor generated node count: 7152/1500000\nPost‐expand include size: 17657/2048000 bytes\nTemplate argument size: 4949/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 6/40\nExpensive parser function count: 14/500\nLua time usage: 0.045s\nLua memory usage: 1.38 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Rodolfo Graziani\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Rodolfo Graziani"},{"id":"wk-23","pos":{"top":5,"left":98},"time":{"start":4056.6,"end":4086.6},"art":"Dino Alfieri","lang":"it","wiki":"<div>\n\n<p><b>Edoardo Alfieri</b> detto <b>Dino</b> (Bologna, 8 dicembre 1886 – Milano, 12 dicembre 1966) è stato un politico e diplomatico italiano, fu ministro della Cultua popolare nel governo Mussolini.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1124\nCPU time usage: 0.188 seconds\nReal time usage: 0.218 seconds\nPreprocessor visited node count: 188/1000000\nPreprocessor generated node count: 1657/1500000\nPost‐expand include size: 3884/2048000 bytes\nTemplate argument size: 933/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 16/500\nLua time usage: 0.037s\nLua memory usage: 1.26 MB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Dino Alfieri\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Dino Alfieri"},{"id":"wk-24","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":96.3,"end":126.3},"art":"Caduta del fascismo","lang":"it","wiki":"<div>\n\n\n<p>La <b>caduta del fascismo</b>, in Italia spesso indicata come <b>25 luglio 1943</b> o semplicemente <b>25 luglio</b> dalla data cui si svolsero i fatti, o anche <b>ordine del giorno Grandi,</b> fu l'avvenimento che diede inizio alla fine del fascismo in Italia.</p>\n<p>L'espressione fa riferimento ad una seduta del Gran Consiglio del Fascismo durante la quale venne discusso come argomento presentato dal gerarca Dino Grandi, che prevedeva l'estromissione di Benito Mussolini dal governo del Regno d'Italia. Il re Vittorio Emanuele III di Savoia ordinò quindi l'arresto di Mussolini provocando la fine del ventennale regime fascista, affidando il governo al maresciallo d'Italia Pietro Badoglio. Il testo completo e l'originale dell'ordine del giorno Grandi furono pubblicati nel 1965 dalla rivista <i>Epoca</i>, grazie al ritrovamento dei documenti conservati da Nicola De Cesare, segretario personale di Mussolini nel 1943.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1201\nCached time: 20170120161719\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.040 seconds\nReal time usage: 0.052 seconds\nPreprocessor visited node count: 417/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 7101/2097152 bytes\nTemplate argument size: 3678/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 6/500\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 24.847 1 -total\n 76.83% 19.091 2 Template:Avviso\n 66.95% 16.635 1 Template:F\n 39.58% 9.834 2 Template:Categorie_avviso\n 26.58% 6.604 1 Template:C\n 11.05% 2.746 2 Template:Icona_lavoro\n 6.57% 1.633 2 Template:Argomenti_avviso\n 5.63% 1.398 1 Template:Nota_disambigua2\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Caduta del fascismo\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Caduta del fascismo"},{"id":"wk-25","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":205.7,"end":235.7},"art":"Patto d'Acciaio","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/0/03/Patto-acciaio.jpg/260px-Patto-acciaio.jpg\"></div><br><div>\n<p>Il <b>Patto d'Acciaio</b> (in tedesco <i>Stahlpakt</i>) fu un accordo tra i governi del Regno d'Italia e della Germania nazista, firmato il 22 maggio 1939 dai rispettivi ministri degli Esteri Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Venne stipulato a Berlino nella Cancelleria del Reich, alla presenza di Hitler e dello Stato Maggiore tedesco.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1226\nCached time: 20170120161943\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.040 seconds\nReal time usage: 0.053 seconds\nPreprocessor visited node count: 519/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 6996/2097152 bytes\nTemplate argument size: 714/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.011/10.000 seconds\nLua memory usage: 828 KB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 38.071 1 Template:Infobox_trattato\n100.00% 38.071 1 -total\n 91.09% 34.680 1 Template:Infobox\n 18.78% 7.149 4 Template:Bandiera\n 4.77% 1.817 1 Template:Immagine_sinottico\n 4.66% 1.773 10 Template:Naz/DEU_1933-1945\n 4.62% 1.760 10 Template:Naz/ITA_1861-1946\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Patto d'Acciaio\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Patto d'Acciaio"},{"id":"wk-26","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":721.5,"end":751.5},"art":"Reggimento \"Savoia Cavalleria\" (3º)","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/fa/CoA_mil_ITA_rgt_cavalleria_03.png/250px-CoA_mil_ITA_rgt_cavalleria_03.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>Reggimento \"Savoia Cavalleria\" (3º)</b> è uno dei più antichi e gloriosi della cavalleria dell'Esercito Italiano. Attualmente il reggimento è inquadrato nella Brigata paracadutisti \"Folgore\", a seguito della sua trasformazione in reggimento di cavalleria paracadutisti.</p>\n<p>Le sue origini risalgono alla fine del Seicento, quando avviene la trasformazione delle <i>Gens d'Armes</i>, formazioni di cavalleria pesante ancora dalle caratteristiche privatistiche e legate da rapporti feudali al sovrano, in reparti permanenti direttamente dipendenti dallo Stato.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1290\nCached time: 20170120163121\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.068 seconds\nReal time usage: 0.088 seconds\nPreprocessor visited node count: 767/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 15710/2097152 bytes\nTemplate argument size: 5101/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.009/10.000 seconds\nLua memory usage: 621 KB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 51.793 1 Template:Infobox_unità_militare\n100.00% 51.793 1 -total\n 86.40% 44.748 1 Template:Infobox\n 19.10% 9.892 3 Template:Bandiera\n 10.81% 5.601 1 Template:ITA_1861-1946\n 4.04% 2.094 8 Template:Naz/ITA_1861-1946\n 3.82% 1.979 4 Template:Infobox_unità_militare/Colore\n 3.43% 1.775 5 Template:Naz/ITA\n 2.88% 1.493 5 Template:Naz/SAR_1816-1848\n 2.47% 1.277 1 Template:Str_left\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Reggimento \" savoia=\"\" cavalleria\"=\"\" (3º)\"=\"\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Reggimento \"Savoia Cavalleria\" (3º)"},{"id":"wk-27","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1326,"end":1356},"art":"Joachim von Ribbentrop","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/f/f9/Bundesarchiv_Bild_183-H04810,_Joachim_von_Ribbentrop.jpg/203px-Bundesarchiv_Bild_183-H04810,_Joachim_von_Ribbentrop.jpg\"></div><br><div>\n\n<p>Il barone <b>Joachim von Ribbentrop</b> (Wesel, 30 aprile 1893 – Norimberga, 16 ottobre 1946) è stato un politico tedesco, ministro degli esteri della Germania nazista dal 1938 al 1945.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1278\nCached time: 20170120164851\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.116 seconds\nReal time usage: 0.155 seconds\nPreprocessor visited node count: 723/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 9415/2097152 bytes\nTemplate argument size: 2751/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 14/500\nLua time usage: 0.083/10.000 seconds\nLua memory usage: 3.42 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 140.651 1 -total\n 67.27% 94.613 1 Template:Bio\n 24.40% 34.322 1 Template:Carica_pubblica\n 8.22% 11.566 1 Template:F\n 7.41% 10.416 1 Template:Avviso\n 3.51% 4.938 1 Template:Categorie_avviso\n 3.05% 4.296 2 Template:Carica_pubblica/Carica\n 2.24% 3.154 1 Template:Box_immagine\n 1.25% 1.764 1 Template:Immagine_sinottico\n 1.18% 1.663 1 Template:Icona_lavoro\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Joachim von Ribbentrop\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Joachim von Ribbentrop"},{"id":"wk-28","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1562.3,"end":1592.3},"art":"Vittorio Ambrosio","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/1/1d/Ambrosio_Vittorio.jpg/220px-Ambrosio_Vittorio.jpg\"></div><br><div>\n<p><b>Vittorio Ambrosio</b> (Torino, 28 luglio 1879 – Alassio, 19 novembre 1958) è stato un generale italiano.</p>\n<p>Partecipò alla Guerra italo-turca e alla prima guerra mondiale. Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, fu Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Dal 1º febbraio al novembre 1943 fu Capo di Stato Maggiore generale ed ebbe un ruolo importante durante le torbide e oscure vicende dell'armistizio dell'8 settembre 1943.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1227\nCached time: 20170123163735\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.112 seconds\nReal time usage: 0.185 seconds\nPreprocessor visited node count: 516/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 9481/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1531/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 11/500\nLua time usage: 0.072/10.000 seconds\nLua memory usage: 2.53 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 168.480 1 -total\n 76.71% 129.246 1 Template:Bio\n 23.22% 39.123 1 Template:Infobox_militare\n 21.15% 35.627 1 Template:Infobox\n 4.16% 7.002 1 Template:ITA_1861-1946\n 3.49% 5.886 1 Template:Bandiera\n 1.45% 2.442 8 Template:Naz/ITA_1861-1946\n 1.00% 1.683 1 Template:Icona_forza_armata\n 0.80% 1.355 1 Template:Str_left\n 0.62% 1.037 1 Template:Cn2\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio Ambrosio\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Vittorio Ambrosio"},{"id":"wk-29","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":1700.8,"end":1730.8},"art":"Sbarco in Sicilia","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7f/The_British_Army_in_Sicily_1943_NA4306.jpg/250px-The_British_Army_in_Sicily_1943_NA4306.jpg\"></div><br><div>\n\n\n<p>Lo <b>sbarco in Sicilia</b> (nome in codice <b>operazione Husky</b>) fu attuato dagli Alleati sulle coste siciliane il 10 luglio 1943, durante la seconda guerra mondiale, con l'obiettivo di aprire un fronte nell'Europa continentale, invadere e sconfiggere l'Italia e, infine, concentrare in un secondo momento i propri sforzi contro la Germania nazista. Dopo la caduta di Pantelleria (operazione Corkscrew), fu la prima grande operazione delle truppe alleate sul suolo italiano durante la guerra e segnò l'inizio della campagna d'Italia.</p>\n<p>Lo sbarco in Sicilia costituì una delle più grandi operazioni anfibie della seconda guerra mondiale, a cui presero parte due grandi unità alleate: la 7ª Armata statunitense al comando del generale George Smith Patton e l'8ª Armata britannica al comando del generale Bernard Law Montgomery, riunite nel 15º Gruppo d'armate sotto la responsabilità del generale britannico Harold Alexander. Le due armate sbarcarono nella zona sud-orientale della Sicilia con il compito di avanzare contemporaneamente all'interno dell'isola: la 7ª Armata di Patton sarebbe dovuta progredire verso Palermo e occupare la parte occidentale dell'isola, mentre l'8ª Armata di Montgomery avrebbe dovuto marciare lungo la parte centro-orientale della Sicilia verso Messina, compiendo in linea teorica un'azione a tenaglia che avrebbe dovuto imprigionare le forze dell'Asse, raggruppate nella 6ª Armata italiana comandata dal generale Alfredo Guzzoni.</p>\n<p>Dal punto di vista strategico la campagna ebbe un esito deludente per gli Alleati, che non riuscirono a impedire la ritirata delle truppe italo-tedesche del generale Hans-Valentin Hube (che ai primi di agosto subentrò a Guzzoni). Da un punto di vista politico, invece, l'invasione della Sicilia ebbe decisiva influenza in Italia: favorì la destituzione di Benito Mussolini, la caduta del fascismo e il successivo armistizio di Cassibile, con cui le forze armate italiane cessarono le ostilità contro gli anglo-statunitensi.</p>\n\n<p><br>\n<span class=\"error mw-ext-cite-error\" lang=\"it\" dir=\"ltr\" xml:lang=\"it\">Errore nell'uso delle note: Sono presenti dei marcatori <code>&lt;ref&gt;</code> per un gruppo chiamato \"N\" ma non è stato trovato alcun marcatore <code>&lt;references group=\"N\"/&gt;</code> corrispondente, o manca la chiusura <code>&lt;/ref&gt;</code></span></p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1206\nCached time: 20170123164029\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.156 seconds\nReal time usage: 0.190 seconds\nPreprocessor visited node count: 2191/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 52610/2097152 bytes\nTemplate argument size: 13959/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.018/10.000 seconds\nLua memory usage: 799 KB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 155.538 1 -total\n 60.62% 94.282 1 Template:Infobox_conflitto\n 56.76% 88.282 1 Template:Infobox\n 19.94% 31.020 14 Template:Bandiera\n 13.68% 21.272 2 Template:Campagna\n 13.27% 20.633 1 Template:Campagnabox_Campagna_d'Italia_(Seconda_guerra_mondiale)\n 12.53% 19.493 2 Template:Navbox\n 4.37% 6.791 13 Template:Cita\n 4.00% 6.229 1 Template:ITA_1861-1946\n 3.66% 5.691 1 Template:CAN_1921-1957\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Sbarco in Sicilia\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Sbarco in Sicilia"},{"id":"wk-30","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":2119.5,"end":2149.5},"art":"Bombardamento di Roma","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/76/Bombardamento_di_Roma.gif/280px-Bombardamento_di_Roma.gif\"></div><br><div>\n\n<p>Il primo <b>bombardamento di Roma</b> avvenne il 19 luglio del 1943, durante la seconda guerra mondiale, ad opera di bombardieri statunitensi delle forze aeree alleate del Mediterraneo, guidati dal generale James Doolittle.</p>\n<p>L'attacco, sferrato la mattina da quasi trecento bombardieri pesanti quadrimotori Boeing B-17 Flying Fortress e Consolidated B-24 Liberator e nel pomeriggio da altri duecento bombardieri medi, incontrò solo una debole resistenza; la città di Roma subì pesanti danni materiali e le perdite umane furono numerose. Il bombardamento di Roma fece grande scalpore ed ebbe importanti conseguenze militari e soprattutto politiche, favorendo l'ulteriore indebolimento del regime fascista e accelerando verosimilmente la caduta di Benito Mussolini che aveva appreso dell'attacco mentre si trovava a Feltre per incontrare Adolf Hitler.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1278\nCached time: 20170124081034\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.116 seconds\nReal time usage: 0.151 seconds\nPreprocessor visited node count: 979/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 39856/2097152 bytes\nTemplate argument size: 5627/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 11/40\nExpensive parser function count: 3/500\nLua time usage: 0.041/10.000 seconds\nLua memory usage: 1.53 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 109.207 1 -total\n 83.00% 90.643 1 Template:Infobox_bombardamento\n 79.82% 87.168 1 Template:Infobox\n 32.44% 35.426 1 Template:Coord\n 16.89% 18.442 1 Template:Campagnabox_Campagna_d'Italia_(Seconda_guerra_mondiale)\n 14.99% 16.374 1 Template:Campagna\n 13.35% 14.579 1 Template:Navbox\n 10.48% 11.443 4 Template:Bandiera\n 6.82% 7.452 1 Template:Mappa_di_localizzazione\n 5.61% 6.126 1 Template:USA_1912-1959\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Bombardamento di Roma\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Bombardamento di Roma"},{"id":"wk-31","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":2423.6,"end":2453.6},"art":"Marino durante la seconda guerra mondiale","lang":"it","wiki":"<div>\n\n<p>La Città di Marino durante il secondo conflitto mondiale fu coinvolta come gli altri centri dei Castelli Romani, in quella fase della campagna d'Italia che va dal 19 luglio 1943 alla presa di Roma del 4 giugno 1944. Il prezzo pagato fu assai pesante, la furia distruttrice degli eventi bellici così, a seguito dei numerosi attacchi aerei e cannoneggiamenti alleati, registrò ben 352 caduti civili oltre ad un numero imprecisato di feriti, irreparabili distruzioni del patrimonio storico e artistico, il 10% delle abitazioni abbattuto, le infrastrutture e gli impianti industriali danneggiati notevolmente o irreparabilmente, come la distilleria di Ciampino, nonché disagi e privazioni per i sopravvissuti. Le prime vittime, 18, si ebbero il 19 luglio 1943 con il bombardamento dell'aeroporto di Ciampino, a quel tempo compreso nel territorio comunale di Marino.</p>\n<p>Un numero consistente di vittime civili si ebbe con il bombardamento aereo del centro storico del paese il 2 febbraio 1944, non si conosce il numero esatto dei morti ma la stima si aggira in circa 200 unità.</p>\n<p>Un altro pesante bombardamento aereo si ebbe il 17 febbraio 1944 in conseguenza del quale persero la vita, tra le altre vittime, 19 suore delle “Piccole Sorelle dei Poveri’' travolte nel crollo del proprio convento in località San Giuseppe.</p>\n<p>Notevole fu anche lo stillicidio delle cannonate provenienti dal fronte di Anzio; una sola granata il 1º giugno 1944 stroncò la vita di 11 persone, appena uscite da un rifugio, nei pressi della Chiesa di S. Maria delle Grazie a Borgo Garibaldi.</p>\n<p>Ai 352 caduti civili nel periodo 1943 – 1944, vanno aggiunti 39 militari morti in combattimento o a seguito di ferite riportate e 39 militari dispersi durante la seconda guerra mondiale dal 1940 al 1945.</p>\n<p>I nomi di questi caduti, civili e militari, sono incisi nelle quattro lapidi poste presso l'altare del Crocifisso e dell'Addolorata nella Basilica di San Barnaba a Marino. Il 2 febbraio 2008, a commemorazione del bombardamento del 2 febbraio 1944, sono state poste presso il monumento ai caduti di Piazzale degli Eroi 5 steli in peperino che riportano i nomi dei caduti di Marino nella seconda guerra mondiale.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1207\nCached time: 20170124120645\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.012 seconds\nReal time usage: 0.017 seconds\nPreprocessor visited node count: 10/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 338/2097152 bytes\nTemplate argument size: 15/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 3/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 1.623 1 Template:Torna_a\n100.00% 1.623 1 -total\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Marino durante la seconda guerra mondiale\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Marino durante la seconda guerra mondiale"},{"id":"wk-32","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":2605.5,"end":2635.5},"art":"Carlo Scorza","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/9/95/Carlo_Sforza.png/198px-Carlo_Sforza.png\"></div><br><div>\n<p><b>Carlo Scorza</b> (Paola, 15 giugno 1897 – Castagno d'Andrea di San Godenzo, 23 dicembre 1988) è stato un politico e giornalista italiano.</p>\n<p>Luogotenente generale della MVSN, fu l'ultimo Segretario del Partito Nazionale Fascista</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1287\nCached time: 20170124121254\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.112 seconds\nReal time usage: 0.142 seconds\nPreprocessor visited node count: 657/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 7730/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1655/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 12/500\nLua time usage: 0.072/10.000 seconds\nLua memory usage: 2.51 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 125.404 1 -total\n 65.12% 81.664 1 Template:Bio\n 34.81% 43.653 1 Template:Carica_pubblica\n 4.42% 5.543 3 Template:Carica_pubblica/Carica\n 3.44% 4.320 1 Template:Box_immagine\n 1.79% 2.241 1 Template:Immagine_sinottico\n 1.40% 1.755 1 Template:Pipetrick\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo Scorza\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Carlo Scorza"},{"id":"wk-33","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":3018.2,"end":3048.2},"art":"Emilio De Bono","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/7/71/Emilio_De_Bono_1937.jpg/221px-Emilio_De_Bono_1937.jpg\"></div><br><div>\n\n<p><b>Emilio De Bono</b> (Cassano d'Adda, 19 marzo 1866 – Verona, 11 gennaio 1944) è stato un generale e politico italiano.</p>\n<p>Fu senatore del Regno d'Italia nella XXVI legislatura. Attivista fascista, Maresciallo d'Italia e membro del Gran Consiglio del Fascismo, De Bono si distinse nella Guerra italo-turca, nella Prima guerra mondiale e nella guerra d'Etiopia.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1226\nCached time: 20170124153257\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.140 seconds\nReal time usage: 0.178 seconds\nPreprocessor visited node count: 1569/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 26232/2097152 bytes\nTemplate argument size: 5762/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 13/500\nLua time usage: 0.087/10.000 seconds\nLua memory usage: 3.09 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 149.580 1 -total\n 54.38% 81.342 1 Template:Bio\n 32.79% 49.053 1 Template:Carica_pubblica\n 12.71% 19.008 1 Template:Infobox_militare\n 10.06% 15.043 1 Template:Infobox\n 7.70% 11.523 7 Template:Carica_pubblica/Carica\n 2.38% 3.555 1 Template:Box_immagine\n 1.48% 2.210 1 Template:Campo_elenco\n 1.28% 1.920 1 Template:Immagine_sinottico\n 0.98% 1.464 1 Template:Icona_forza_armata\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Emilio De Bono\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Emilio De Bono"},{"id":"tx-34","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":3175.2,"end":3205.2},"title":"Il calendario fascista","text":"<p>L&#39;era fascista&nbsp;inizia&nbsp;il giorno successivo alla marcia su Roma, che avvenne il 28 ottobre 1922. L&#39;anno fascista iniziava&nbsp;il 29 ottobre e terminava il 28 ottobre. L&#39;obbligo di aggiungere, in numero romano, l&#39;anno dell&#39;era fascista accanto a quello dell&#39;era cristiana entr&ograve; in vigore a partire dal 29 ottobre 1927.</p>\n\n<p>L&#39;era fascista termin&ograve;&nbsp;il 25 luglio 1943, quando cadde&nbsp;il regime. Ma il calendario venne utilizzato ancora&nbsp;dal 15 settembre 1943 alla fine di aprile 1945 nella Repubblica sociale italiana, cio&egrave;&nbsp;l&#39;Italia settentrionale governata dal fascismo.</p>\n\n<p>&nbsp;</p>\n"},{"id":"wk-35","pos":{"top":5,"left":96},"time":{"start":3865.2,"end":3895.2},"art":"Paolo Puntoni","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http:null\"></div><br><div><p><b>Paolo Puntoni</b> (Pisa, 16 marzo 1889 – Roma, 19 gennaio 1967) è stato un militare italiano.</p>\n<p>Nacque in una famiglia agiata e di cultura: il padre Vittorio, insigne professore di greco antico, fu rettore dell'Università di Bologna. Dopo aver compiuto gli studi liceali nel capoluogo emiliano, frequentò l'Accademia militare di Modena uscendone nel 1909 con il grado di sottotenente degli Alpini. In seguito, tra il 1922 e il 1923 fu iscritto nella facoltà di giurisprudenza dell'ateneo bolognese. Intrapresa decisamente la carriera militare, combatté nella guerra italo-turca e nella Prima guerra mondiale con il grado di capitano e quindi di maggiore. Successivamente fu capo di stato maggiore della Divisione di Bologna, comandante del 78º reggimento di fanteria \"Lupi di Toscana\" e capo di stato maggiore del Corpo d'Armata di Alessandria. Nominato generale di brigata e poi generale di divisione, nella seconda metà degli anni Trenta gli fu assegnato il comando della prima Divisione Alpina Taurinense.</p>\n<p>Nel 1939 fu personalmente scelto da Vittorio Emanuele III di Savoia come suo aiutante di campo generale e l'anno successivo divenne primo aiutante di campo generale. In questa veste, riuscì ad ottenere la confidenza del sovrano e fu la persona che gli stette più vicino ed ebbe con lui dei rapporti che nemmeno il ministro della real casa, Pietro d'Acquarone, aveva. Puntoni fu l'unico testimone \"auricolare\" dell' ultimo incontro tra il sovrano e Mussolini avvenuto a villa Savoia il 25 luglio 1943, conclusosi con l'arresto del Duce. Dopo l'arresto del dittatore e la caduta del fascismo, Puntoni vivrà la tragedia dell'8 settembre e seguirà il re nel trasferimento a Brindisi, di cui fu uno degli organizzatori.</p>\n<p>Conclusasi la Seconda guerra mondiale e scioltasi la monarchia, nel 1946 Puntoni si dimise dal servizio attivo e si ritirò a vita privata. Quando Vittorio Emanuele III morì, gli lasciò in eredità undici volumi preziosi. Nel periodo in cui aveva vissuto a stretto contatto col monarca sabaudo, scrisse un diario – strumento utilissimo per capire gli atteggiamenti, gli umori e le speranza della monarchia sabauda durante il periodo bellico – che venne pubblicato tra il 13 settembre 1956 e il 21 gennaio 1957 dal quotidiano <i>Il Tempo</i> in ventuno puntate e poi nel 1958 in forma di libro dall'editore Palazzi col titolo <i>Parla Vittorio Emanuele III</i>; nel 1993, quando il generale era già morto da anni, il diario venne ristampato - con l'introduzione di Renzo De Felice - dalla casa editrice Il Mulino.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1208\nCached time: 20170124160156\nCache expiry: 2592000\nDynamic content: false\nCPU time usage: 0.100 seconds\nReal time usage: 0.129 seconds\nPreprocessor visited node count: 74/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 818/2097152 bytes\nTemplate argument size: 0/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 3/40\nExpensive parser function count: 10/500\nLua time usage: 0.059/10.000 seconds\nLua memory usage: 2.43 MB/50 MB\n-->\n<!--\nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 95.712 1 Template:Bio\n100.00% 95.712 1 -total\n-->\n</div><a href=\"https://it.wikipedia.org/wiki/Paolo Puntoni\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Paolo Puntoni"}]}
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