{"video":[{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":1061,"end":1571},"spot":null,"idx":0,"id":"vd-0","videoId":0},{"pos":{"top":0,"left":0},"time":{"start":1109,"end":1571},"spot":null,"idx":1,"id":"vd-1","videoId":1}],"contents":[{"id":"gm-0","pos":{"top":"14","left":"90"},"time":{"start":26,"end":114},"zoom":12,"mapType":"roadmap","ind":"Parco Nazionale dell'Asinara, Porto Torres, SS, Italia","loc":{"lat":"41.08","lng":"8.30"}},{"id":"wk-1","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":152,"end":182},"art":"Domus de janas","lang":"it","wiki":"<div>\n<p>Le <i><b>domus de janas</b></i> sono delle strutture sepolcrali preistoriche costituite da tombe scavate nella roccia. Si trovano lungo tutto il bacino del Mediterraneo, ma particolarmente in Sardegna: si possono scorgere lungo tutto il territorio dell'isola, sia isolate che in grandi concentrazioni costituite anche da più di 40 tombe. In lingua italiana il termine <i>domus de janas</i> è stato tradotto in <i>case delle fate</i>. Nel dialetto delle zone interne dell'isola, dove il significato del termine non è ancora scomparso, per indicare un uomo o donna dal fisico minuto (la dimensione è circa quella di un bambino pre-adolescente) si dice \"mi paret un omine janu\" (mi sembra un uomo janu). Le <i>domus de janas</i> in altre zone dell'isola sono conosciute anche con il nome di <i>forrus</i> o <i>forreddus</i>.</p>\n<p>A partire dal Neolitico recente fino all'Età del Bronzo antico, queste strutture caratterizzarono tutte le zone dell'isola Sardegna prenuragica. Ne sono state ritrovate più di 2.400, circa una ogni chilometro quadrato, e molte rimangono ancora da scavare. Sono sovente collegate tra loro a formare delle vere e proprie necropoli sotterranee, con in comune un corridoio d'accesso (<i>dromos</i>) ed un'anticella, a volte assai spaziosa e dal soffitto alto.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1142\nCPU time usage: 0.064 seconds\nReal time usage: 0.076 seconds\nPreprocessor visited node count: 1/1000000\nPreprocessor generated node count: 4/1500000\nPost‐expand include size: 0/2048000 bytes\nTemplate argument size: 0/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 1/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Domus de janas\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Domus de janas"},{"id":"wk-2","pos":{"top":"14","left":"90"},"time":{"start":235,"end":321},"art":"Asinara","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/9/9b/Cala_reale_-_asinara_,sardinia.jpg/280px-Cala_reale_-_asinara_,sardinia.jpg\"></div><br><div>\n<p>L'<b>Asinara</b> è un'isola situata fra il Mar di Sardegna a ovest, il Mare di Corsica a nord e l'omonimo golfo a est; a sud è separata dalla piccola Isola Piana da uno stretto canale navigabile, il cosiddetto Passaggio dei Fornelli. Fa parte del comune di Porto Torres, in provincia di Sassari. Ha una superficie di 52 km² ed è completamente disabitata: gli ultimi residenti la lasciarono infatti nel 1855 per fondare, in parte, il comune di Stintino, situato sul prospiciente promontorio di Capo Falcone.</p>\n<p>Morfologicamente è montuosa, con coste alte e frastagliate, tra le quali si inframmezzano spiagge, cale (come cala Arena e cala Sant'Andrea) e una vegetazione caratterizzata dalla macchia mediterranea, scarsamente alberata per l'attività umana e la mancanza di corsi d'acqua o laghi. L'accesso all'isola è regolato e protetto. 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È stato dismesso nel 1998 e, nel 2002, l'intera isola è stata dichiarata Parco nazionale dell'Asinara.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 148/1000000\nPreprocessor generated node count: 1525/1500000\nPost‐expand include size: 2266/2048000 bytes\nTemplate argument size: 776/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 10/40\nExpensive parser function count: 5/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Carcere dell'Asinara\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Carcere dell'Asinara"},{"id":"wk-4","pos":{"top":"14","left":"91"},"time":{"start":355.3,"end":429},"art":"Parco Nazionale dell'Asinara","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a3/Torre_della_pelosa_+_isola_piana_+_asinara_da_capo_falcone.jpg/280px-Torre_della_pelosa_+_isola_piana_+_asinara_da_capo_falcone.jpg\"></div><br><div><p><span style=\"font-size: small;\"></span></p>\n\n<p>Il <b>Parco Nazionale dell'Asinara</b> è un'area naturale protetta istituita con decreto il 28 novembre 1997. Si trova in Sardegna e più precisamente in provincia di Sassari. L'intero territorio del Parco nazionale è rappresentato dall'isola dell'Asinara che, amministrativamente, appartiene al comune di Porto Torres.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 1037/1000000\nPreprocessor generated node count: 10898/1500000\nPost‐expand include size: 8776/2048000 bytes\nTemplate argument size: 3547/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 24/40\nExpensive parser function count: 7/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Parco nazionale dell'Asinara\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Parco nazionale dell'Asinara"},{"id":"wk-5","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":432.5,"end":452},"art":"Centaurea horrida","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>fiordaliso spinoso</b> (<i>Centaurea horrida</i> Bad., 1824) è una specie endemica della Sardegna, presente solo in poche stazioni costiere di estensione molto limitata.</p>\n<p>In merito allo stato di conservazione è una specie classificata come <i>vulnerabile</i>: infatti, pur essendo rappresentata da un cospicuo numero di esemplari, il numero limitato di stazioni e la loro ridotta estensione sono un fattore di vulnerabilità che potrebbe pregiudicare la sua sopravvivenza. Il fiordaliso spinoso è localizzato esclusivamente nella parte nord-occidentale della Sardegna, in alcuni siti costieri dell'Asinara e della Nurra, nella zona di Alghero, e nella parte nord-orientale dell'isola sarda, in tre piccole popolazioni disgiunte nell'isola di Tavolara.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 606/1000000\nPreprocessor generated node count: 5461/1500000\nPost‐expand include size: 10450/2048000 bytes\nTemplate argument size: 2294/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 8/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Centaurea horrida\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Centaurea horrida"},{"id":"wk-6","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":496,"end":529},"art":"cavallo","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n\n\n\n<p>Il <b>cavallo</b> (<i><b>Equus caballus</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Linnaeus</span>, 1758), è un mammifero di grossa taglia appartenente all'ordine dei <i>Perissodactyla</i>, sottordine degli <i>Hippomorpha</i>, unico della famiglia <i>Equidae</i>, genere <i>Equus</i>, specie <i>Equus caballus</i>.</p>\n<p>L'evoluzione del cavallo è cominciata dai 55 ai 45 milioni di anni fa e ha portato dal piccolo <i>Hyracotherium</i> con più dita al grande animale odierno, a cui rimane un unico dito. L'essere umano ha iniziato ad addomesticare i cavalli più tardi rispetto ad altri animali, attorno al 5.000 a.C. nelle steppe orientali dell'Asia (il tarpan), mentre in Europa lo si inizierebbe a vedere non prima del III millennio a.C. I cavalli della specie <i>caballus</i> sono tutti addomesticati, sebbene alcuni di questi vivano allo stato brado come cavalli inselvatichiti, diversi dai cavalli selvaggi che, invece, non sono mai stati addomesticati. L'unico cavallo selvaggio rimasto oggi è il quasi estinto cavallo di Przewalski. Il cavallo ha accompagnato e accompagna l'uomo in una notevole varietà di scopi: ricreativi, sportivi, di lavoro e di polizia, bellici, agricoli, ludici e terapeutici. Tutte queste attività hanno generato vari modi di cavalcare e guidare i cavalli usando ogni volta i finimenti più appropriati. L'uomo trae dal cavallo anche carne, latte, ossa, pelle e capelli, nonché estratti di urine per scopi farmaceutici.</p>\n<p>La femmina del cavallo, chiamata giumenta, ha un periodo di gestazione dei puledri di circa undici mesi, al termine dei quali il piccolo, una volta partorito, riesce a stare in piedi e a correre da solo dopo pochissimo tempo. Solitamente l'addomesticamento avviene dopo i tre anni di vita dell'animale. A cinque anni è completamente adulto, con una prospettiva di vita che si aggira sui 25-30 anni. Il cavallo presenta un'elevata specializzazione morfologica e funzionale all'ambiente degli spazi aperti come le praterie, in particolare ha sviluppato un efficace apparato locomotore e un apparato digerente adatto all'alimentazione con erbe dure integrate con modeste quantità di foglie, ramoscelli, cortecce e radici.</p>\n<p>Le oltre trecento razze di cavalli si dividono in base alla corporatura (dolicomorfi, mesomorfi e brachimorfi) e in base al temperamento (a sangue freddo, mezzo sangue e i cosiddetti purosangue). Il tipo brachimorfo comprende i cavalli da tiro (Shire, Vladimir, Gipsy Vanner, ecc.), il tipo dolicomorfo le \"razze leggere da sella\" (purosangue inglese, arabo, trottatori, ecc.), mentre il tipo mesomorfo comprende le \"razze da sella\" (inglese e americana, Quarter Horse, trottatori, ecc.).<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 776/1000000\nPreprocessor generated node count: 8234/1500000\nPost‐expand include size: 12887/2048000 bytes\nTemplate argument size: 3028/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 3/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Equus caballus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Equus caballus"},{"id":"wk-7","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":529,"end":600},"art":"Equus asinus var. albina","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p>L'<b>asinello bianco</b>, <i>Equus asinus var. albina</i>, è una sottospecie endemica della Sardegna che vive nell'isola dell'Asinara.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 636/1000000\nPreprocessor generated node count: 7429/1500000\nPost‐expand include size: 8477/2048000 bytes\nTemplate argument size: 1718/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 3/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Equus asinus var. albina\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Equus asinus var. albina"},{"id":"wk-8","pos":{"top":"14","left":"90"},"time":{"start":686,"end":770},"art":"Muflone","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>muflone</b> (<i>Ovis musimon</i> <small>Pallas, 1762</small>) è un mammifero artiodattilo della famiglia dei Bovidi.</p>\n<p>Il suo attuale <i>status</i> tassonomico, come del resto quello di tutta la sottofamiglia dei Caprini, è molto discusso: studi effettuati sul DNA delle varie specie ascritte a questa sottofamiglia hanno mostrato analogie fra specie ritenute distanti filogeneticamente e viceversa. Il muflone ha dimostrato forti somiglianze a livello genetico e morfologico con l'<i>Ovis orientalis</i>, al punto che molti autori riterrebbero attualmente più corretta una classificazione di questi animali come sottospecie di <i>O. orientalis</i>.</p>\n<p>Il muflone è diffuso sulle isole mediterranee di Sardegna, Corsica, Cipro e Rodi, delle quali peraltro non risulterebbe nativo: su queste isole mancano infatti reperti fossili di questi animali e si pensa perciò che essi siano stati introdotti in epoca storica dall'uomo a partire da forme semidomestiche di pecora, poi rinselvatichitesi.<br>\nDa qui, il muflone è stato in seguito introdotto anche in Europa continentale a partire dal XVIII secolo, in particolare se ne trovano popolazioni consistenti in Europa Centrale. Altre introduzioni hanno dato origine a popolazioni stabili di questi animali anche in Cile e negli Stati Uniti (Texas, Hawaii). In Italia, oltre che con una buona popolazione autoctona nel Gennargentu, il muflone è diffuso con una quarantina di popolazioni isolate (per un totale di circa 5000 esemplari) in alcune isole minori (Isola d'Elba, Asinara, Capraia, Giglio, Marettimo, Zannone) ed in vari punti della penisola, in particolare all'interno del Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta in Trentino, dove è stato introdotto durante gli anni Settanta, in alcune zone prealpine, nell'Appennino centro-settentrionale e sul Gargano (nella zona di Pugnochiuso, introdotto a scopi venatori nel secondo dopoguerra).<br></p>\n\n<p>Il muflone predilige gli ambienti aperti in aree collinari, spesso con presenza di aree rocciose dove potersi rifugiare in caso di pericolo; tuttavia si è adattato a una grande varietà di <i>habitat</i>, dalle foreste di conifere ai boschi di latifoglie, raggiungendo anche altitudini di 1500 m.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 481/1000000\nPreprocessor generated node count: 6053/1500000\nPost‐expand include size: 5951/2048000 bytes\nTemplate argument size: 933/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Ovis musimon\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Ovis musimon"},{"id":"wk-9","pos":{"top":"13","left":"91"},"time":{"start":778,"end":826},"art":"Sus scrofa meridionalis","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>cinghiale sardo</b> (<i>Sus scrofa meridionalis</i>, Forsyth Major 1882) è una sottospecie del cinghiale (<i>Sus scrofa</i>, Linnaeus 1758) presente in Corsica e Sardegna.</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 464/1000000\nPreprocessor generated node count: 6065/1500000\nPost‐expand include size: 5621/2048000 bytes\nTemplate argument size: 820/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.003s\nLua memory usage: 431 KB\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Sus scrofa meridionalis\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Sus scrofa meridionalis"},{"id":"wk-10","pos":{"top":"15","left":"91"},"time":{"start":1057,"end":1092},"art":"Falco pellegrino","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n<p>Il <b>falco pellegrino</b> (<i>Falco peregrinus</i>, Tunstall 1771) è una specie di falconide diffuso quasi in tutto il mondo: (Europa, Asia, Africa, Nordamerica, Sudamerica e Oceania). Nel nome scientifico la parola \"peregrinus\" (utilizzata per indicare la specie) fa riferimento al suo cappuccio nero che i pellegrini erano soliti indossare</p>\n<p>Il falco pellegrino è noto per l'elevata velocità che può raggiungere in picchiata durante la caccia, ritenuta superiore ai 320 km/h, il che lo rende il più veloce tra tutti gli animali.<br>\n</p>\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nPreprocessor visited node count: 493/1000000\nPreprocessor generated node count: 6319/1500000\nPost‐expand include size: 6763/2048000 bytes\nTemplate argument size: 978/2048000 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Falco peregrinus\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Falco peregrinus"},{"id":"wk-11","pos":{"top":"12","left":"89"},"time":{"start":1104,"end":1128},"art":"Fenicottero","lang":"it","wiki":"<div style=\"float:left;margin-right:10px\"><img src=\"http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/5/51/Information-silk.svg/16px-Information-silk.svg.png\"></div><br><div>\n\n<p><i><b>Phoenicopterus</b></i> <span style=\"font-variant: small-caps\">Fürbringer, 1758</span> è un genere di uccelli della famiglia Phoenicopteridae.</p>\n<p>Sono uccelli sociali che vivono in grossi stormi nelle aree acquatiche, dalle dimensioni che vanno da 1 metro a 1 metro e mezzo d'altezza; si trovano sia nell'emisfero occidentale che in quello orientale.</p>\n<p>Le specie più grandi si nutrono in habitat salini o desertici. 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Il muflone ha dimostrato forti somiglianze a livello genetico e morfologico con l'<i>Ovis orientalis</i>, al punto che molti autori riterrebbero attualmente più corretta una classificazione di questi animali come sottospecie di <i>O. orientalis</i>.</p>\n<p>Il muflone è diffuso sulle isole mediterranee di Sardegna, Corsica, Cipro e Rodi, delle quali peraltro non risulterebbe nativo: su queste isole mancano infatti reperti fossili di questi animali e si pensa perciò che essi siano stati introdotti in epoca storica dall'uomo a partire da forme semidomestiche di pecora, poi rinselvatichitesi.<br>\nDa qui, il muflone è stato in seguito introdotto anche in Europa continentale a partire dal XVIII secolo, in particolare se ne trovano popolazioni consistenti in Europa Centrale. Altre introduzioni hanno dato origine a popolazioni stabili di questi animali anche in Cile e negli Stati Uniti (Texas, Hawaii). In Italia, oltre che con una buona popolazione autoctona nel Gennargentu e nel Montiferru, il muflone è diffuso con una quarantina di popolazioni isolate (per un totale di circa 5000 esemplari) in alcune isole minori (Isola d'Elba, Asinara, Capraia, Giglio, Marettimo, Zannone) ed in vari punti della penisola, in particolare all'interno del Parco naturale provinciale dell'Adamello-Brenta in Trentino, dove è stato introdotto durante gli anni Settanta, in alcune zone prealpine, nell'Appennino centro-settentrionale e sul Gargano (nella zona di Pugnochiuso, introdotto a scopi venatori nel secondo dopoguerra).<br></p>\n\n<p>Il muflone predilige gli ambienti aperti in aree collinari, spesso con presenza di aree rocciose dove potersi rifugiare in caso di pericolo; tuttavia si è adattato a una grande varietà di <i>habitat</i>, dalle foreste di conifere ai boschi di latifoglie, raggiungendo anche altitudini di 1500 m.</p>\n\n\n\n<!-- \nNewPP limit report\nParsed by mw1204\nCPU time usage: 0.146 seconds\nReal time usage: 0.190 seconds\nPreprocessor visited node count: 588/1000000\nPreprocessor generated node count: 0/1500000\nPost‐expand include size: 8306/2097152 bytes\nTemplate argument size: 1088/2097152 bytes\nHighest expansion depth: 12/40\nExpensive parser function count: 0/500\nLua time usage: 0.027/10.000 seconds\nLua memory usage: 1.35 MB/50 MB\n-->\n\n<!-- \nTransclusion expansion time report (%,ms,calls,template)\n100.00% 167.833 1 - -total\n 37.67% 63.222 1 - Template:IUCN\n 30.19% 50.666 1 - Template:Cita_testo\n 24.31% 40.803 1 - Template:Tassobox\n 6.52% 10.941 1 - Template:Come_leggere_il_tassobox\n 4.45% 7.475 1 - Template:Tassobox/Categoria\n 3.33% 5.587 1 - Template:Cita_libro\n 2.92% 4.906 1 - Template:Tassobox/Categoria/Animalia\n 2.18% 3.662 1 - Template:Nota_disambigua\n 2.02% 3.388 5 - Template:Tassobox/Colore\n-->\n</div><a href=\"http://it.wikipedia.org/wiki/Ovis musimon\" target=\"_blank\">Continua a leggere..</a>","title":"Ovis musimon"}]}

Parchi italiani I - L'isola, il Parco Nazionale dell' Asinara

 

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